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Noi 2024-03-03 10:02:43 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    03 Marzo, 2024
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Non si incatenano le emozioni

In un futuro non meglio precisato, l'umanità è soggiogata allo Stato Unico guidato da un unico leader, Il Benefattore, rieletto di anno in anno con agghiacciante unanimità. Questo governo rinchiude i suoi sudditi in una bolla di vetro, da intendersi non solo in senso figurato, quale garanzia di un discutibile benessere generale, ma addirittura in senso letterale, trovandosi questa società futuristica inglobata in una vera e propria campana trasparente attraverso la quale appare un cielo sempre sereno, che divide gli uomini da tutto ciò che di selvaggio e animale è rimasto sul pianeta. Una società che ha abolito qualsiasi forma di individualità, tarpato le ali ad ogni sprazzo di fantasia, troncato sul nascere qualsivoglia sentimento. È la matematica, fredda, prevedibile, affidabile, a regolare l'organizzazione e a scandire di ora in ora la vita di ogni singolo componente. Perfino i nomi sono stati soppiantati da cifre alfanumeriche, una consonante e un numero dispari per gli uomini, una vocale e un numero pari per le donne. L'io è stato sostituito dal noi che dà il titolo al libro, il sesso è regolato tramite preventive prenotazioni, la procreazione pianificata dal potere, la privacy abolita da muri di vetro, l'alimentazione legata a cibi derivati dal petrolio di cui viene perfino calcolata la masticazione. In questo contesto seguiamo la vita dell'io narrante, D-503, ingranaggio perfetto dello Stato Unico, servo devoto delle sue regole matematiche, fedele seguace del Benefattore. Il protagonista non si limita ad essere un suddito eccellente, ma addirittura partecipa all'evoluzione di questo sistema e, in un certo senso, alla sua espansione, essendo, in qualità di ingegnere, a capo del progetto dell'Integrale, una navicella che ha lo scopo di andare in giro per lo spazio a divulgare il verbo aritmetico della sua società perfetta. Dall'alto del suo essere stato allevato dallo Stato Unico e dall'aver quindi raggiunto le vette più alte accessibili all'uomo, il narratore si rivolge a noi poveri lettori ignoti come se fossimo dei bambini, raccontando di come ad un certo punto della sua esistenza sia entrata un'incognita imprevista, indecifrabile, ineluttabile, capace di scalfire la sua fede cieca, di minare le sue incrollabili convinzioni, di portarlo a dover ricalcolare le sue priorità: l'amore. Sarà infatti l'affascinante ed enigmatica I-330 a far esplodere la sua bolla dorata, trascinandolo in un vortice di passione, dissobbedienza, sovversione. D-503 passerà dal pensare "È chiaro. L'unico mezzo per liberare l'uomo dalle azioni criminali è liberarlo dalla libertà" a rendersi conto che "Era incredibilmente strano, inebriante: mi sentivo al di sopra di tutti, io ero un io, qualcosa di separato, un mondo, avevo smesso di essere un addendo, come sempre, per diventare un'unità a se stante. " Antesignano del genere distopico, "Noi" di Evgénij Zamjàtin apre le porte ad un indovinato filone novecentesco che vedrà nei vari Orwell, Bradbury, Huxley i più famosi e fortunati seguaci. L'autore russo ha il merito non solo di esserne il capostipite, ma di averne elaborato il concetto prima ancora che si affermassero i grandi totalitarismi del ventesimo secolo, cui sono facilmente riconducibili le opere dei suoi successori e a cui, se non guardassimo la data di pubblicazione, sarebbe facile legare anche questa. L'incubo generato dalla visionarietà di Zamjàtin invece non è legato a particolari eventi storici, ideologie, correnti, ma ad un inquietante pensiero: cosa sarebbe dell'uomo se si lasciasse guidare soltanto dalla logica? Che società verrebbe fuori se alla sua base ci fosse solo il mero calcolo matematico? A cosa porterebbe la razionalità se non fosse accompagnata, mitigata, addolcita dalle emozioni? Domande che, in verità, si possono porre rivolgendole a qualsiasi epoca storica, a ogni forma di governo, a qualsivoglia ideologia politica, al passato, al presente, al futuro e che troverebbero sempre le stesse risposte: non c'è meccanismo che può incatenare la fantasia, non c'è insieme che riesca ad annullare l'individualità, non c'è colore capace di azzerare le varie sfumature, non c'è vita se non c'è amore.

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