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Uno studio di vita provinciale
Il 2023 per me è un anno di intensa lettura di classici; in questo caldo mese di luglio è arrivato anche il momento di “Middlemarch”.
Capolavoro dell’età vittoriana di George Eliot, alias Marian Evans, si tratta di un romanzo dalla struttura policentrica, in cui l’elemento unificante non è la figura di un protagonista ma una intera città, Middlemarch appunto, immaginaria cittadina inglese degli anni Trenta dell’Ottocento.
Siamo di fronte ad un’opera corale costruita su trame diverse nella quale confluiscono le vicende di alcuni personaggi principali ma anche i pettegolezzi, le chiacchiere delle persone del luogo, le regole sociali condivise da quella comunità. Non è un caso infatti che il titolo completo dell’opera sia “Middlemarch. Studio di vita provinciale.”
L’azione si svolge nel centro urbano di Middlemarch, nelle tenute di Sone Court e Freshitt Hall e nei villaggi di Lowick e Tipton in un periodo che va all’incirca dal 1829 al 1832.
Come già affermato poco sopra, il romanzo non ha un vero e proprio protagonista, ma senza dubbio i due personaggi più importanti sono Dorothea Brooke e Tertius Lydgate.
Dorothea all’inizio della narrazione è una ragazza bella e ricca; è una giovane appassionata, dalla forte spiritualità e intensa vita interiore. Le sue scelte sono motivate da ragioni diverse rispetto alla scontatezza della maggior parte delle persone. Questo non significa che tali scelte non possano rivelarsi comunque sbagliate. Dorothea dovrà soffrire per le sue illusioni, per aver voluto vivere in modo diverso rispetto alla superficialità degli altri; nonostante tutto però rimarrà sempre fedele a se stessa e al suo appassionato coraggio di vivere. Devo ammettere che Dorothea è il personaggio che ho più amato.
L’altro personaggio fondamentale è Lydgate, un medico che si è trasferito a Middlemarch da poco; ama profondamente la sua professione, che vorrebbe contribuire a migliorare, anche attraverso ricerche scientifiche da lui condotte. Lydgate dovrà scontrarsi con la dura realtà della vita e perdere le illusioni che lo avevano animato.
Le due vicende principali sono affiancate da altre trame: ad esempio la storia d’amore tra Fred Vincy e Mary Garth, oppure la storia del banchiere Bulstrode. Tutto ciò, magistralmente tenuto insieme dal disegno dell’Autrice, contribuisce a creare un grande affresco della provincia inglese degli anni Trenta dell’Ottocento.
Si tratta di una lettura da assaporare senza fretta, che procede lentamente ma piacevolmente portandoci nell’immaginaria Middlemarch, nella vita di persone di una Inghilterra dell’Ottocento che lavorano, amano, cercano uno scopo alla loro esistenza, tra illusioni e dura realtà, tra aneliti ideali e religiosi e bisogno di vile denaro.
«Il suo spirito fine ebbe ancora espressioni di grande finezza, anche se queste non suscitarono l’interesse generale. La forza della sua natura, come il fiume di cui Ciro soggiogò la violenza, si disperse in rivoli privi di importanza su questa terra. Ma gli effetti che ebbe su coloro che le stavano intorno si diffusero in maniera incalcolabile, perché il bene sempre più grande che c’è al mondo dipende in parte da atti che non hanno storia; e il fatto che a noi le cose non vadano così male è in gran parte merito dei molti che hanno vissuto una vita onesta e oscura, che riposano in tombe che nessuno visita.»
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