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Oblomovismo
La Letteratura elabora e trasmette figure e fantasie che abitano nella mente dell’uomo, serve a creare miti e leggende, ma anche a decodificare comportamenti e valori che possiamo trovare negli altri e in noi stessi.
Leggere “Oblomov” è stata un’esperienza affascinante e, in parte, anche sconvolgente per me, perché una parte di Oblomov abita in me e perché una parte di lui ha abitato a lungo nella mia vita.
Oblomov è un uomo di circa trent’anni, un nobile possidente che vive di rendita nella Russia della metà dell’Ottocento. Non ha bisogno di lavorare per vivere e, dopo una piccola parentesi in cui ha provato a farlo, ha abbandonato l’idea. Passa le sue giornate dal letto al divano, in una casa trasandata, non si dedica a nessuna occupazione culturale o sociale. Non riesce a gestire le situazioni pratiche della vita, come traslocare, occuparsi dei propri affari, persino scrivere delle lettere. Non vuole uscire di casa, non trova piacere e gioia nella partecipazione ad eventi mondani, spettacoli o manifestazioni. Assolutamente non vuole viaggiare. È un uomo adulto che non è maturato, è stato abituato fin da piccolo a non essere autonomo, a farsi addirittura mettere le scarpe dal proprio servo e ora non riesce a vivere: è estremamente passivo, incapace di qualsiasi azione.
Oblomov incarna perfettamente l’immobilismo di molti russi della sua classe sociale nell’Ottocento; in questa opera letteraria è senza dubbio presente una critica a questo particolare tipo sociale, l’uomo superfluo, l’inetto che non riesce a trovare una occupazione che possa riempire di significato la sua vita e motivare le sue azioni. Ma quello che arriva potente ed è in grado di parlare ancora oggi perfettamente al lettore del 2023 dal 1859 non è una valutazione storica e sociale ma è la descrizione, perfetta, attraverso l’opera letteraria, dell’Oblomovismo. Perché l’Oblomovismo non riguarda soltanto alcuni nobili russi vissuti nella seconda metà del XIX secolo e nemmeno soltanto alcuni protagonisti di romanzi che sono diventati dei classici. L’Oblomovismo, infatti, riguarda l’essere umano. Come accennavo prima, ad esempio, io l’ho conosciuto molto da vicino, perché affliggeva una persona che mi è stata accanto per molti anni e, lo riconosco, a volte affligge anche me. Ed è proprio in questi casi, quando la Letteratura fa rivivere, sotto forma di testo narrativo, alcuni snodi fondamentali della vita degli esseri umani, quando ci mostra sotto forma di racconto scritto le nostre fragilità, debolezze e sofferenze, è proprio in questi casi che la Letteratura diventa necessaria, importante per noi, vitale. Non voglio aggiungere altro, se non consigliare fortemente questa illuminante lettura.
« Perché è finito tutto?” disse d’un tratto alzando la testa. “Chi è che ti ha maledetto, Il’ja? Cosa fai? Tu sei buono, intelligente, tenero, nobile, e… vai in rovina! Chi è che ti ha rovinato? Non c’è nome a questo male…”
“C’è…” disse lui in modo appena percettibile.
Lei lo guardò con uno sguardo interrogativo, gli occhi pieni di lacrime.
“Oblomovismo,” sussurrò lui, poi le prese la mano, avrebbe voluto baciarla, ma non poté, le premette solo forte sulle labbra, e delle lacrime amare le gocciolarono sulle dita. »
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Commenti
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Cari saluti
Chiara
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Dell'autore russo non ho letto altro, ma sicuramente ha una gran bella scrittura letteraria.