Dettagli Recensione
Prolisso
“Emma”, penultimo romanzo di Jane Austen, è, secondo lo stile dell’Autrice, di nuovo un novel, una narrazione di costume contemporanea e realistica, e non un romance, cioè un romanzo storico o di fantasia. In questo caso si concretizza pienamente la dichiarazione di poetica della scrittrice, quella di voler lavorare con la sua scrittura come se fosse un’artista della miniatura, che si affatica su un pezzettino d’avorio largo due pollici con un pennello sottilissimo producendo poco effetto. Infatti, anche in questo romanzo, ci troviamo davanti a pochi personaggi e a pochi temi, quelli cari all’Autrice, l’amore, l’amicizia, il matrimonio.
Emma, la protagonista, stavolta non è particolarmente simpatica e non attira l’empatia del lettore. E’ una ragazza bella e ricca, che non ha dovuto affrontare particolari problemi nella sua vita, a parte la morte prematura della madre. Non è come l’eroina di altri romanzi di Austen, non deve migliorare la sua condizione economica, non ha bisogno di cercare un marito e infatti inizialmente non lo vuole. Emma non ha molti pregi, ma, benché sia oggettivamente superficiale e un po’ immatura, è molto amata dalla famiglia e dagli amici. L’unica dote di Emma è l’intelligenza, ma una intelligenza non collegata alla lungimiranza e all’empatia. Questo la porterà a trovarsi implicata in una serie di equivoci che faranno soffrire però, non lei, ma le persone che ha intorno.
Non è il primo romanzo di Austen che leggo e quindi il mio giudizio non è certo sull’Autrice, sulla struttura del romance o sui temi trattati, ma questo purtroppo non mi è piaciuto. Non solo e non tanto perché la protagonista non è simpatica e il lettore ne rimane sempre un po’ distante. I problemi di questo libro, secondo la mia personale e soggettiva opinione, sono che è troppo lungo, eccessivamente prolisso e noioso e che rimane troppo freddo e scarsamente coinvolgente.
Va bene, l’Autrice voleva concentrarsi su pochi personaggi, quattro o cinque famiglie che vivono nella campagna inglese e che conducono un’esistenza basata su passatempi e conversazioni. L’Autrice rappresenta quindi questa realtà, quella che conosce e che vuole rappresentare per scelta: eccoci quindi a leggere per pagine e pagine di insulsi dialoghi, pranzi, feste in famiglia, preoccupazioni per il tempo meteorologico e gitarelle nella natura a piedi o in carrozza. Troppo. Troppe pagine.
Inoltre, avendo letto altri romanzi di Austen, aspettavo il momento della storia d’amore, le dichiarazioni, la passione, anche se sempre sottoposta alle rigide regole dell’epoca e con il fine ultimo e sommo del perfetto matrimonio, ma anche su questo punto sono rimasta delusa. C’è troppa freddezza nelle pagine, che non permette di arrivare ad una rappresentazione soddisfacente della storia d’amore.
Quindi, in conclusione, un romanzo nello stile Austen, ma ce ne sono, secondo il mio modesto parere, di più riusciti. Questo è estremamente prolisso, ripetitivo, noioso, una miniatura troppo piccola per i miei occhi.
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