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Oh fortuna...
L’orfano Pip vive in un villaggio nelle paludi alla foce del Tamigi. È stato allevato dall’unica sorella rimasta viva, di circa vent’anni più grande di lui e dal marito di lei, il semplice fabbro dall’animo gentile, Joe Gargery. Un giorno, mentre Pip si aggira nel cimitero a contemplare le tombe dei genitori e degli altri fratelli morti, la sua esistenza di bambino viene sconvolta dall’incontro con un forzato evaso dalla nave carcere. L’uomo gli chiede del cibo e una lima per liberarsi dai ferri alle caviglie; in realtà, più che una richiesta è una minaccia.
Si apre così una narrazione ampia e sapientemente costruita dal grande scrittore Charles Dickens, che ci accompagnerà, nel corso di più di cinquecento pagine, nel percorso di formazione e maturazione di Pip. Un percorso fortemente influenzato dagli avvenimenti, e dagli incontri, molti dei quali inconsueti e straordinari, che porteranno Pip lontano dal destino che lui stesso immaginava per sé e che getteranno una luce nuova, ma anche inquietante e misteriosa, sulla sua vita.
Pip sarà quindi segnato per sempre da ciò che la sorte gli ha riservato: l’incontro con la signorina Havisham e con Estella, l’improvviso e inaspettato cambiamento di status sociale ed economico. Il personaggio di Pip non è statico e con una psicologia definita ma è un ragazzo in crescita, profondamente influenzato dai repentini avvenimenti che gli capitano ma anche coerente con se stesso, con la sua educazione e i suoi affetti familiari. Possiamo quindi seguirlo con partecipazione in mezzo alle vicissitudini che gli accadono in gran quantità.
La scrittura di Dickens è vivida e densa; l’autore sa rendere con una forza straordinaria le immagini e le scene che vuole rappresentare e il lettore è quasi portato a vedere e a partecipare a queste scene grazie alla potenza di questa narrazione. Seguire le avventure di Pip sarà quindi davvero piacevole, commovente ed avvincente. Buona lettura.
«Fu quella una data memorabile per me, poiché portò a molti mutamenti in me stesso. Avviene la medesima cosa in ogni esistenza. Immaginate un dato giorno distaccato da tutti gli altri, e pensate come avrebbe potuto esserne differente tutto il corso. Fermati, tu che leggi, e rifletti per un istante sulla lunga catena di ferro od oro, di spini o fiori, che non ti avrebbe mai avvinto, se non si fosse formato il primo anello in quell’unica memorabile giornata.»
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