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"Attendere e sperare"
Un superclassico, senza alcun dubbio!
Per recensirlo per bene forse non basterebbero fiumi d'inchiostro, vista la vastità dell'opera. Tuttavia, proprio come nel caso di tanti altri celebri classici, che cosa mai si potrebbe aggiungere a ciò che è già stato detto e scritto finora in merito a tale romanzo? Niente di importante, credo.
Riporto soltanto che questa lettura (in verità, alquanto impegnitiva per via della mole del volume) è stata per me molto coinvolgente a partire dall'incipit sino a quando il protagonista riesce a trovare e a fare suo lo strabiliante tesoro nascosto nell'isoletta rocciosa di Motecristo. Nel complesso, la vicenda narrata in queste pagine è appassionante, Alexandre Dumas (1802-1870) è abile nel descrivere situazioni e personaggi, rivolgendosi più di una volta quasi in modo diretto al lettore; occore però riconoscere la pesantezza di alcune parti del romanzo, prima fra tutte quella relativa al carnevale e ai banditi romani in cui - lo confesso - mi sono quasi impantanata.
Ecco perché, tenuto conto di questo, procedendo verso la fine, pensavo di attribuire al romanzo un voto compreso fra le 4 e le 5 stelle; poi, giunta finalmente all'epilogo, mi sono commossa e allora ho optato per il voto massimo. Sì, mi è piaciuto molto il modo in cui Dumas chiude la lunga e tribolata storia di Edmond Dantès, personaggio affascinante con il quale il lettore entra ben presto in empatia. Colpisce, inoltre, il messaggio che l'autore sembra voglia trasmettere: al di là di ogni possibile desiderio di vendetta, umanamente comprensibile a seconda dei torti subiti, esiste pur sempre un limite oltre il quale è bene non spingersi per non rischiare di precipitare nell'abisso senza ritorno di una disumanità che non farebbe altro che danneggiare noi stessi. Alla sete di vendetta, pertanto, subentra infine il perdono, se non la compassione. Insomma, quando tutto sembra ormai perduto, come ci insegna a più riprese questa vicenda, la vita potrebbe ancora offrire un'altra possibilità. Del resto, per riprendere le parole che riecheggiano in chiusura, all'uomo cos'altro resta se non "attendere e sperare"?
Un romanzo ottocentesco forse con i suoi limiti, ma senz'altro un'opera fondamentale della letteratura mondiale.
"[...] Occorrono le sventure per scavare certe miniere misteriose nascoste nell'intelligenza umana; occorre la pressione per far scoppiare le polveri. [...]"
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