Dettagli Recensione
Il Piccolo Amico di tutto il Mondo
Pubblicato nel 1901 e comparso in traduzione italiana a distanza di dodici anni, “Kim” dello scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936) è un romanzo ambientato sul finire dell’Ottocento sullo sfondo del “tumultuoso turbinio dell’India” sotto il dominio dell’impero britannico. Un romanzo di formazione, destinato però non soltanto ai lettori più giovani. Per curiosità, l’autore, Premio Nobel per la letteratura nel 1907, è tra quelli che il nostro Antonio Gramsci, nelle sue lettere dal carcere, consigliava ai suoi figli di leggere.
Al centro della trama, la storia di un ragazzino, Kimball O’Hara, di origine irlandese da parte di padre, cresciuto orfano a Lahore come un indiano, sebbene fosse bianco… “un bianco povero fra i più poveri”. Fatta improvvisa amicizia con un lama del Tibet, ne diviene il “chela”, cioè il suo discepolo, e in compagnia di quell’alta figura avvolta in drappeggi e dallo strano, enorme cappello inizia una sorta di vagabondaggio alla ricerca del “Fiume della Freccia”, nelle cui acque il santone desidera raggiungere la liberazione dalla Ruota delle Cose, e di un misterioso Toro Rosso su un campo verde. Prende così avvio un lungo e avventuroso viaggio che finirà per intrecciarsi alle attività di spionaggio legate al “Grande Gioco”, come viene chiamata di continuo la contrapposizione di britannici e russi in Asia centrale (tale espressione fu resa popolare proprio da Kipling attraverso queste pagine), e lo stesso giovane protagonista verrà coinvolto dai servizi segreti di Sua Maestà per il tramite di alcuni insospettabili, primo fra tutti Mahbub Ali, il mercante di cavalli sul libro paga degli inglesi. La narrazione procede ricca di scenari e personaggi, offrendo nel complesso un grande affresco dell’India dell’epoca, crogiolo di lingue e religioni, un territorio immenso ricco di colori e umanità variegata in cui ci si imbatte a ogni passo; proprio per questo, è molto probabile che il testo possa affascinare gli appassionati di quell'area geografica e della sua cultura (in particolare, induista e buddista), delle quali Kipling, nato a Bombay e vissuto per diverso tempo sul posto, non a caso dimostra di avere ottima conoscenza.
Purtroppo, ho spesso trovato la trama abbastanza caotica e la lettura a tratti un po’ pesante; in verità, mi aspettavo qualcosa di più dalle pagine di questo romanzo, soprattutto un maggior coinvolgimento nelle vicende narrate. Tuttavia, vi ho trovato qualcosa di bellissimo che l’autore mette in bocca al musulmano Mahbub Ali (tra i personaggi meglio riusciti) e che, soprattutto in questo nostro tempo preda di facili fanatismi ed estremismi religiosi che insudiciano il significato autentico delle grandi religioni, trasmette un messaggio di profonda tolleranza e accettazione dell’altro senza condizioni:
“[…] Tu sei senza alcun dubbio un miscredente, e perciò sarai dannato. Così dice la mia Legge… almeno credo. Ma tu sei anche il mio Piccolo Amico di tutto il Mondo e io ti voglio bene. Così dice il mio cuore. […]”