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Un borghese su falsa strada
Un breve romanzo bellissimo. Un'opera giovanile, se si considera il dato anagrafico di T. Mann, scritta due anni dopo "I Buddenbrook" di straordinario successo. Opere che già presentano però una scrittura meravigliosa di una maturità e un senso estetico sorprendenti.
Il giovane protagonista, Tonio Kroger, ricorda da vicino l'ultimo rampollo dei Buddenbrook. Entrambi con forti aspetti di carattere autobiografico, non solo per i riferimenti alla collocazione geografica (Lubecca) e socio-economica (alta borghesia) ma soprattutto, si suppone, per la modalità di essere e di sentire.
Kroger vive in pieno conflitto tra mentalità borghese e proprio temperamento artistico. Quella, l'ha interiorizzata profondamente e diventa una specie di Super-io. L'essere un letterato pertanto è vissuto come una colpa, qualcosa di cui vergognarsi.
Il guaio è che quella mentalità viene identificata come capacità di adesione alla 'vita' e salute, mentre l'essere artista diventa 'malattia', manifestazione del disagio esistenziale.
Ciò porta il protagonista a idealizzare il "gregge" come 'normalità', con le sue "voluttà della vita mediocre".
Un'amica lo capisce con lucidità : "Voi (...) siete semplicemente un borghese (...) : un borghese su falsa strada" .
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