Dettagli Recensione
Un giallo d'altri tempi
Il giovane disegnatore Walter Hartright sta per lasciare Londra e recarsi nel Cumberland, dove ha trovato un impiego: insegnare disegno alle due nipoti di un ricco gentiluomo, le sorellastre Marian e Laura. La sera prima di partire incontra in strada una donna in fuga: è tutta vestita di bianco, ha l'aria smarrita e confusa e parla in modo sconclusionato. Mentre Walter la soccorre e la accompagna a una carrozza, la donna gli fa il nome della famiglia e della dimora presso cui il giovane ha trovato lavoro, i Fairlie di Limmeridge House. Prima che Walter possa chiedere spiegazioni, la misteriosa donna in bianco salta in carrozza e scappa. Il giorno dopo Walter parte per Limmeridge e prova a indagare sull'identità della donna in fuga, ma nessuno sembra conoscerla. Per di più, Laura, una delle sue allieve, è identica a lei. Qual è il mistero della donna in bianco?
Dire anche solo una parola di più sulla trama guasterebbe irrimediabilmente la lettura. "La donna in bianco" è un romanzo che si fonda non sull'indagine psicologica, sulla costruzione dei personaggi o delle ambientazioni, ma sull'azione e il mistero che si intreccia e si aggroviglia sempre di più per poi dipanarsi negli ultimissimi capitoli, come una matassa di filo. Si tratta infatti di un romanzo a puntate e di conseguenza il suo scopo è dilatare il mistero principale sempre di più, aggiungere misteri secondari intorno al primo e tirarla per le lunghe il più possibile, in modo da catturare e mantenere viva l'attenzione del pubblico. Il problema di questi romanzi per i lettori di oggi, annoiati, smaliziati e amanti della velocità, è che il continuo allungare il brodo tende a stancare.
Questo problema diventa ancora più rilevante quando la trama non è abbastanza imprevedibile da lasciare davvero con il fiato sospeso alla fine di ogni capitolo. In La donna in bianco la trama è piuttosto accattivante e si riflette sulla difficile posizione femminile nell'età vittoriana, quando le donne erano sempre, in un modo o nell'altro, alla mercè un uomo, che fosse un parente, un marito, un tutore, non decidevano liberamente di se stesse e potevano essere travolte e sopraffatte dagli eventi con una rapidità e una facilità sconvolgenti. Purtroppo sono ben pochi i fatti che non sono facilmente prevedibili. Molto spesso quello che accadrà è abbastanza chiaro ed evidente, eppure i personaggi si interrogano sgomenti su come andranno le cose e si lanciano in lunghi ragionamenti per arrivare a una conclusione che era evidente già da tre capitoli. Ci sono eccessi sentimentali nello stile ed esagerazioni e ingenuità di vario genere. Ad esempio, le apparizioni della donna in bianco causano grande agitazione fin dall'inizio, quando ancora nessuno è a conoscenza del mistero a cui è legata e quindi una simile reazione non è giustificata. Per di più, sono considerate un oscuro presagio per il futuro di Laura senza alcuna motivazione logica. Tutti questi elementi dovrebbero forse conferire drammaticità alla storia, ma causano un involontario effetto comico.
La storia è raccontata dai suoi stessi protagonisti. L'autore immagina, infatti, che i personaggi che hanno preso parte agli eventi siano chiamati a dare la loro testimonianza in tribunale e che dunque riportino un resoconto fedele e imparziale. Ogni personaggio che prende la parola ha una sua voce specifica e perfettamente distinguibile dalle altre, un tono, uno stile, un linguaggio e perfino dei vezzi o tic linguistici tutti suoi. Al tempo stesso, però, i personaggi hanno una caratterizzazione schematica: ci sono i buoni e ci sono i cattivi e pochissime sfumature nel mezzo. Fa un po' eccezione soltanto il conte Fosco, mentre il personaggio peggiore da questo punto di vista è Laura Fairlie, che incarna il topos della damigella candida, buona, bellissima e innocente da salvare, è del tutto priva di carattere, forza d'animo o capacità di iniziativa ed è costantemente in balia degli altri, sia che vogliano proteggerla sia che vogliano danneggiarla. Non a caso, forse, è l'unico personaggio che pur avendo un ruolo fondamentale negli eventi non prende mai la parola.
I classici possono invecchiare più o meno bene e "La donna in bianco" è senz'altro un romanzo che mostra tutti gli anni che ha. Ciononostante, è una lettura piacevole e scorrevole, soprattutto grazie allo stile curato, elegante, descrittivo, che cattura e immerge nella storia a dispetto di tutti i suoi difetti. Wilkie Collins sapeva quello che molti autori contemporanei hanno dimenticato o forse non hanno mai saputo: anche una storia non eccezionale, se è ben scritta, può essere una buona lettura.
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Ho letto il libro anni fa e l'ho trovato molto ben scritto, ma non rientra nel tipo di lettura che preferisco.