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Martin Eden
 
Martin Eden 2022-08-22 14:49:02 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    22 Agosto, 2022
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E’ di una bellezza che fa male…

“Aprì la porta ed entrò. Lo seguiva un giovane, che si tolse goffamente il berretto, indossava rozzi abiti che odoravano di mare e si sentiva evidentemente fuori luogo nello spazioso vestibolo in cui si trovava”
(Traduzione di Enzo Giachino, edizione Einaudi del 1977)

E’ così che comincia la storia di Martin Eden, protagonista che dà il titolo al romanzo più bello, forse, di Jack London. L’introduzione è già trama: Martin è un giovane che profuma di mari lontani, bisogna ancora leggere un pò per conoscerlo bene ed amarlo come ho fatto io in questa intensa lettura, che, confesso ancora meravigliata, non mi ha fatto rimpiangere l’euforia che mi ha trasmesso la Recherche proustiana .
Un corpo forgiato dal duro lavoro, Martin non è avvezzo ancora a trattare con familiarità i signori, i borghesi ricchi, tra cui il giovane, Arthur Morse, che lo ha invitato a casa sua a pranzo per ringraziarlo di avergli salvato la vita in una disavventura di viaggio.
La storia scorre fluida, è uno stile che conosco già: la penna di Jack London sa essere cruda, ma sa anche toccare fantastiche punte di lirismo.
Nel giro di pochi minuti nella casa del giovane borghese, Martin rimane fulminato e rapito dalla sorella di lui: Ruth.
“Era una creatura pallida,eterea, con grandi e spirituali occhi azzurri e una gran massa di capelli d’oro”. Ruth ai suoi occhi è tutto ciò che rappresenta la bellezza, la spiritualità, l’ineffabile, è una dea paragonabile a quelle creature cantate dai poeti.
Nonostante la sua ignoranza, sotto il complesso dei muscoli, scorre in Martin Eden una spiccata sensibilità verso la bellezza, sa apprezzare le poesie e da quel giorno si imporrà di studiare per conquistare la conoscenza, eliminare la goffaggine con cui si esprime per poter sperare di conquistare una donna simile, diventando suo pari.

“Martin Eden” è un romanzo di formazione, ma anche un’opera mondo ricca di tematiche interessanti dalla storia coinvolgente e dalla scrittura fluida, un libro che si “augura” ai giovani, come agli adulti.
È la storia di un giovane che cerca di farsi strada nel mondo della scrittura, con uno studio incessante, con una forza di volontà straordinaria che testimonia il desiderio profondo di un giovane di emergere dalla classe operaia da cui proviene per conquistare il cuore di una donna. È la storia di Jack London che prima di diventare un grande scrittore ha dovuto subire varie umiliazioni dalle case editrici, dalle riviste che gli rispedivano i manoscritti talvolta senza neppure un biglietto di spiegazioni sul rifiuto, senza averli letti.
Interessante scoprire le considerazioni di Eden/London sul mercato editoriale, su quegli scrittarelli che piacciono al popolino e ai borghesi che non sanno apprezzare un romanzo di spessore o un complesso saggio: filastrocche, poesie comiche, aneddoti, ciò che si vende facilmente.

Man mano che Martin studierà filosofia, scienza si avvicinerà al socialismo, prendendone però le distanze, distanze che nessuno riuscirà a vedere, a comprendere: ciò che meraviglia e delude fortemente il giovane è il fatto che proprio le persone più qualificate, laureate, con posti di potere nella società sono cieche o tontedi fronte ai suoi ragionamenti, preferendo la comodità dell’ordine precostituito e rimanendo legate alle apparenze.
Per diventare scrittore, Martin conoscerà la fame, la miseria più nera, sarà costretto a svolgere dei lavori disumani che annichiliranno il suo genio creativo, la sua intelligenza, la sua umanità, risparmierà sul cibo, impegnerà anche l’unico abito buono per presentarsi a casa dei Morse, una volta che, in maniera subdola i familiari di Ruth acconsentiranno al loro fidanzamento, nella speranza che la figlia se ne stanchi presto.

Al ogni fallimento di vedersi pubblicare le proprie opere, Martin si intestardisce sempre più e studia con maggiore accanimento le opere di autori di successo, cerca la bellezza, la smonta, la seziona.

“Non si accontentava di ammirare il raggiante fulgore della bellezza. La bellezza la sezionava in quel suo laboratorio che aveva impiantato nella minuscola camera da letto, dove gli odori della cucina si fondevano col baccano prodotto dalla tribù dei Silva, e sezionata la bellezza, studiatane l’anatomia, si sentiva più vicino a quel giorno quando anche lui avrebbe ricreato una bellezza di uguale valore”

Nessuno crede nei suoi manoscritti, nel suo genio, nel suo talento letterario, la stessa Ruth con dolce fermezza più volte cerca di distoglierlo dal suo intento di pubblicare romanzi e di “farsi una posizione”, “cercarsi un lavoro” che ottenesse l’approvazione dei suoi genitori e del mondo che rappresentano, in modo da potersi sposare. Quella fanciulla così eterea non è all’altezza dei sogni di Martin: trattata dai familiari quasi come una minorenne, una incapace senza esperienza in campo sentimentale,non riesce a liberarsi dai luoghi comuni, dalle apparenze per andare più in là, incontro a lui. L’amore di Ruth è sicuramente sincero, ma non è coraggioso, non è libero quanto quello di Martin.

“Nell’alchimia del suo cervello, la trigonometria, la matematica el’intero campo di scienze collegate con esse, si mutavano in una specie di paesaggio. Le visioni che scorgeva erano costituite di verdi fronde e radure, tutte dolcemente illuminate e solcate da raggi di luce (…) era come inebriarsi di vino”.

Martin è un universo di sogni e passioni, di forza di volontà, di intelligenza, audacia nell’esprimere scomode opinioni, difende Spencer e l’evoluzione, si dichiara individualista quando tutti trovano più comodo condannarlo come socialista.
L’arrivo del successo conferma già la parabola discendente dei suoi sogni: quel mondo borghese, che dalla sua altitudine sociale lo disprezzava, ora lo corteggia. Piovono inviti a pranzo ora che non muore di fame, personaggi importanti che lo avevano allontanato gli parlano ora con cortesia e faccia tosta: sono comportamenti che lui non riesce a capire.
Martin vive la dicotomia successo esteriore/insuccesso interiore, vorrebbe essere riconosciuto e amato per quello che è, per essere Martin Eden e non uno scrittore di successo.
Prova a riavvicinarsi ai suoi compagni di un tempo, ma si rende conto che impossibile: tra lui e loro si frappone una muraglia di libri di filosofia, di scienze, di letteratura. Ciò che ha da dire, da raccontare non può essere più compreso da loro. La cultura costituisce un punto di non ritorno e, paradossalmente è la sua condanna, perché non si può cancellare, in quanto è diventata parte di sè.

È la storia che esalta il valore dell’istruzione, della forza e del coraggio di inseguire i propri sogni rimanendo sempre fedeli al proprio io più profondo nonostante il successo.



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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Si può leggere come prima opera di questo meraviglioso autore
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Commenti

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Bellissima lettura e che finale meraviglioso...
Sono d'accordo con te su questo bellissimo romanzo. Brava, ottima recensione! :)
Grazie Laura e grazie Chiara! Meravigliosa lettura e ricca di temi interessanti, Martin è indimenticabile
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