Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Balla balla ballerino
Questo breve romanzo di Kundera mi ha riportato alla mente una canzone di Lucio Dalla, dalle parole “Balla balla ballerino tutta la notte e al mattino” in quanto lo stesso autore ceco definisce “ballerino” colui che desidera “occupare la scena perché il suo io possa rifulgere”. La parola viene così rivestita di un significato emblematico che descrive l’attuale condizione umana: gli individui tendono a volersi mettere in mostra, a occupare uno spazio per soddisfare un ideale pubblico, un bisogno di emergere. Una necessità amplificata dalla tecnologia moderna in quanto al giorno d’oggi è assodato che “tutti viviamo sotto l’occhio delle telecamere”. La società così costituita tende a vivere freneticamente, a provare emozioni usa e getta, continuamente bombardata da stimoli esterni.
“La nostra epoca è ossessionata dal desiderio di dimenticare ed è per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della velocità”.
In pratica Kundera attraverso il titolo scelto per questo libro si pone l’obiettivo di rimarcare quanto la vita, per essere degnamente vissuta, debba svolgersi sotto l’ombrello protettivo della “lentezza”. L’elogio della lentezza assurge così a valore che si contrappone alla velocità ed al facile oblio di quella felicità effimera propria del ballerino che desidera mettersi in mostra continuamente senza soffermarsi un istante. La lentezza è considerata un ozio nel senso migliore del termine e non nell’accezione data dalla modernità: “l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento, che gli manca”.
Per raccontare tutto questo prende come esempio un convegno di entomologia che si svolge all’interno di un castello in Francia, che diventa così l’occasione per sfoggiare quei (dis)valori della nostra società. Il simposio rappresenta una giustificazione per pianificare incontri amorosi estemporanei messi in piedi senza criterio, finalizzati al procacciamento di una notte di passione di cui vantarsi con gli amici per ottenere una gloria terrena. A questa messinscena della “velocità” si contrappone invece un modello tipicamente lento di corteggiamento in cui la tresca amorosa è vissuta rispettando quelle regole non scritte che, tracciate nel solco della lentezza, dimostrano quanto il piacere e la sensualità siano elementi saldi che si conservano nella memoria. Una lentezza di questo tipo va ricercata nel passato però, nel ‘700, un’epoca che ha saputo sapientemente valorizzare questa scelta di campo. Per spiegarlo Kundera prende a prestito un romanzetto del periodo che narra di una (lenta) notte di passione tra un giovane cavaliere ed una dama (“Senza domani” di V. Denon).
La lentezza rappresenta l’ennesima dimostrazione della grandezza dell’autore ceco, che ha scritto questo libro nel 1995 ergendosi a precursore della realtà quotidiana di oggi.