Dettagli Recensione
Uno strano romanzo
Questo è uno strano romanzo.
«Che cos'è la storia?» si chiede Alexandre Dumas e lui stesso si risponde: «Il chiodo al quale attacco i miei romanzi». Una frase che suggerisce un'idea della storia intesa come semplice sfondo destinato ad accogliere una trama frutto della fantasia dell'autore. La cosa strana è che nei "Borgia" la storia non è affatto sullo sfondo, anzi. Le vicende della famigerata famiglia di origine spagnola che ha dato alla cristianità Alessandro VI, un Papa reso celebre dai suoi comportamenti dissoluti, e due figli, Cesare e Lucrezia, altrettanto terribili, sono tutta la sostanza del racconto, tra amori proibiti, intrighi, tradimenti, avvelenamenti, omicidi, guerre e corruzione. Il libro segue passo tutte le vicende pubbliche e le principali vicende private di Alessandro, Cesare e Lucrezia Borgia, strettamente intrecciate ai grandi eventi storici del periodo.
Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento comincia per l'Italia un periodo di gravissima crisi politica determinata dall'invasione di Carlo VIII, re di Francia, diretto alla conquista del regno di Napoli. A chiamare i francesi è per assurdo proprio un italiano, Ludovico il Moro, che ha usurpato il ducato di Milano sottraendolo a suo nipote e vuole liberarsi di uno scomodo nemico, gli Aragona di Napoli, appunto. Secondo il racconto di Dumas, la voglia di rivalsa sarebbe una semplice questione di orgoglio e vanità che però avrà conseguenze gravissime per la penisola italiana, da quel momento trasformata in terra di conquista, un campo di battaglia a cielo aperto dove i piccoli stati italiani sono costretti ad affrontare per la prima volta un nemico a loro nettamente superiore dal punto di vista militare. Le vicende personali dei Borgia sono quindi annodate a doppio filo ai fatti storici che travolgono l'Italia negli anni del pontificato di Alessandro VI e raccontare queste vicende significa raccontare la Storia: le ambizioni di Alessandro, i continui matrimoni di Lucrezia, usata dal padre come una pedina nei suoi giochi di potere, i piani di conquista di Cesare, probabilmente uno dei più grandi condottieri rinascimentali italiani.
Non soltanto la Storia, lungi dall'essere un semplice "chiodo" da appoggio al racconto, è in realtà il racconto stesso, ma la cosa più strana di tutte è che questo romanzo non sembra affatto un romanzo. Un romanzo storico, di solito, parte da una base di verità per poi inventare nuovi personaggi, dialoghi, riflessioni, eventi che non fanno parte della storia ufficiale, ma sono il frutto della fantasia dello scrittore. Nei "Borgia" questo non succede. Più che un romanzo sembra un saggio o un semplice resoconto dei fatti, talvolta piuttosto sterile. Ci sono capitoli più interessanti e movimentati, più leggeri e piacevoli da seguire, e capitoli che sembrano non finire mai, afflitti da descrizioni minuziose di battaglie, da elenchi di condottieri, battaglioni, cardinali, ambasciatori, dall'esposizione punto per punto dei trattati di pace e di alleanza. Anche lo stile lascia un po' perplessi: ci sono momenti in cui ci si sofferma molto a lungo su dettagli di cui non si capisce l'importanza, come la disposizione dei battaglioni dell'esercito di Carlo VIII, poi, all'improvviso, lo stile diventa frettoloso e si liquidano in pochissime righe questioni che invece avrebbero meritato un maggiore approfondimento. Ad esempio a un certo punto Lucrezia Borgia scompare nel nulla e la ritroviamo soltanto nelle ultime tre righe, che ci informano in tutte fretta sul suo destino. Non che sia scritto male, anzi, in alcuni momenti lo stile ironico e incalzante rende la lettura molto piacevole, ma non è neppure uno stile particolarmente curato o significativo.
I personaggi, inoltre, sono solo abbozzati, poco caratterizzati. Anche i tre protagonisti delle vicende, Cesare, Alessandro e Lucrezia, sono quasi completamente privi di sfumature e votati al male assoluto, ma senza una vera motivazione, sono cattivi e basta, cattivi perché sì, o meglio perché lo dice la tradizione. La famiglia Borgia non era italiana, ma di origini straniere, in particolare spagnole. Questo elemento, insieme all'enorme potere che era riuscita ad accumulare e all'arroganza che la caratterizzava, ha fatto sì che si sviluppasse un odio fortissimo nei confronti dei suoi componenti, ai quali sono stati attribuiti delitti e comportamenti gravemente immorali. Si è creato in questo modo, nei secoli, il mito diabolico dei Borgia capaci di qualsiasi nefandezza, una fama terribile che poi la storiografia moderna ha ridimensionato. Senz'altro Cesare, Alessandro e Lucrezia non erano dei santi, ma l'immagine a tinte forti che ne propone Dumas, quasi fossero una trinità infernale, nasce da questa tradizione ed è probabile che abbia poco a vedere con la realtà storica.
Dumas afferma di scrivere i suoi romanzi per divertire e interessare i lettori. Il problema è che "I Borgia" sembra destinato non tanto all'intrattenimento, quanto a un rapido ripasso degli eventi storici per chi già ne ha una buona conoscenza e vuole rinfrescarsi la memoria. Io amo la storia, amo il Rinascimento italiano e sono un'appassionata dei Borgia e sono riuscita ad apprezzare abbastanza la lettura, ma qualche pecca c'è e sicuramente non è un libro che consiglierei a tutti. Forse il pubblico ideale per questo romanzo è composto o da persone che già sono a conoscenza dei fatti, ma non gli dispiace ripercorrerli, anche se in modo poco approfondito, o da persone che invece ne sono a digiuno, ma sono interessate a una conoscenza soltanto superficiale dei personaggi e del contesto storico. "I Borgia", in ogni caso, sarà pure uno strano romanzo, ma non è un brutto romanzo.
Indicazioni utili
- sì
- no