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Morire non è nulla; non vivere è spaventoso
“Il libro che il lettore ha sotto gli occhi in questo istante è, dal principio alla fine, nel suo insieme e nei suoi particolari, e quali che ne siano le intermittenze, le eccezioni e le manchevolezze, il cammino dal male al bene, dall'ingiusto al giusto, dal falso al vero, dalla notte al giorno, dall'appetito alla coscienza, dal fermento alla vita, dalla bestialità al dovere, dall'inferno al cielo, dal nulla a Dio. Punto di partenza, la materia; punto d'arrivo, l'anima. L'idra al principio, l'angelo alla fine.”
Victor Hugo con uno stile indimenticabile racconta la Francia di inizio Ottocento. I suoi protagonisti sono i miserabili del tempo, l'autore li rende così veri e tangibile che le loro sofferenze diventano le nostre. Il libro non è solo una denuncia della situazione al tempo, è anche un susseguirsi di vicende, una più drastica dell'altra, ma che comunque lasciano un piccolo spiraglio di speranza per il domani.
Non voglio raccontare niente sulla trama perché io l'ho letto senza sapere nulla e così me lo sono completamente assaporato. La mia versione conta oltre 1200 pagine, quelle dedicate alla narrazione della storia volano una dietro l'altra; quelle che invece Hugo dedica a delle lunghissime digressioni sono meno scorrevoli ma servono a rendere chiaro l'intento dell'autore. Avrei preferito meno digressioni? Si, alcune sono state davvero pesanti, altre hanno allargato i miei orizzonti e aiutato nella comprensione della storia.
“I miserabili” è un libro che va assolutamente letto, quello che posso consigliare è di farlo in un momento tranquillo della vita, la storia è lunga e sofferente ma già durante la lettura si ha la consapevolezza di avere un capolavoro fra le mani.
Hugo ha dato luce ai miserabili, quella parte della popolazione che spesso viene evitata dai grandi scrittori, per lui diventano il fulcro del libro.
“Da molto tempo aveva lasciato la sua celletta del secondo piano per andar a stare in una soffitta sotto il tetto, chiusa da un saliscendi, una di quelle stamberghe in cui il soffitto è inclinato rispetto al pavimento e vi fa battere la testa. Poiché il povero non può andare in fondo alla sua stanza, né in fondo al suo destino, se non curvandosi sempre di più”.
Un libro lungo, intenso e che fa soffrire. Un capolavoro che va letto, il mio quattro alla piacevolezza è solo legato alle lunghe digressioni, alcune sono state davvero infinite.
Buona lettura!
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Federica
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