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L'enigna dell'isola chiusa
Durante una lezione di lettere alle scuole medie, vidi un film tratto da "Dieci piccoli indiani"; a posteriori mi rendo conto che non si trattava di un adattamento particolarmente fedele al romanzo, eppure per anni ho evitato questa lettura perché ero convintissima di conoscere già l'identità dell'assassino. Qualche mese fa ho infine deciso di recuperarne comunque una copia, perché mi sembrava inutile continuare ad aspettare, e... sorpresa: senza che io me ne rendessi conto, il mio cervello aveva memorizzato il colpevole sbagliato! Da un lato quindi sono rimasta davvero stupita al momento della risoluzione, dall'altro per tutta la lettura non riuscivo proprio a capire come il personaggio su cui vertevano i miei sospetti (aka, le mie certezze) potesse aver orchestrato il tutto. Semplice, perché era innocente!
La trama di questo romanzo presenta uno dei più famosi casi di enigma della camera chiusa: un gruppo di persone estranee tra loro vengono invitate a recarsi su Soldier Island -località molto chiacchierata perché di recente comprata da un anonimo benestante- con i pretesti più disparati: c'è chi pensa di ritrovare dei vecchi conoscenti, chi di essere stato assunto per un nuovo lavoro. Gli ospiti scoprono ben presto di essere le vittime prescelte di un giustiziere che intende punirli in quanto esecutori diretti o meno di delitti per i quali la legge non può perseguirli; a differenza di altre opere di Christie, non è presente una lunga introduzione che analizza a fondo i diversi personaggi, perché si arriva praticamente subito alle prime "esecuzioni" e solo in un secondo momento vengono approfonditi alcuni dei caratteri.
La gestione della struttura narrativa è a dir poco magistrale: non solo viene portato in scena uno dei migliori intrecci mystery di sempre, ma è anche presente un crescendo nella tensione che si genera grazie alle morti sempre più cruente e alla maggiore introspezione sui pensieri dei personaggi e sulle dinamiche che nascono tra loro. Il testo di focalizza inoltre sul tema della giustizia (non a caso diversi personaggi sono legati al mondo giudiziario), portando il lettore a riflettere su quali ne siano i limiti; sono presenti anche diversi elementi che rimandano al colonialismo che, a differenza di quanto può far pensare il titolo originale, viene condannato.
Assieme alla trama, i personaggi sono l'aspetto più riuscito del romanzo: tutti ben delineati e con dei comportamenti sempre verosimili. Ho apprezzato molto che non fosse presente la classica figura dell'investigatore, permettendo così alle potenziali vittime di prendere in mano l'indagine e organizzare strategie ed alleanze in base ai singoli sospetti. E se è vero che nell'epilogo vengono introdotte le figure di due uomini di legge, questi non contribuiscono comunque all'effettiva risoluzione del mistero.
Lo stile di Christie non ha certo bisogno dei miei elogi, soprattutto dopo averne parlato nelle recensioni di tanti altri suoi libri. Posso soltanto apprezzare la sua bravura nel gestire il ritmo narrativo, che è molto rapido ma permette comunque l'inserimento di intermezzi in cui vengono ampliate le backstories di quelli che potremmo considerare i protagonisti oppure si includono dei dettagli utili a creare un'atmosfera di tensione. L'autrice concede molto spazio anche all'analisi della psicologia dei personaggi, che vediamo deteriorasi sempre più con il proseguire della narrazione; in generale, il finale è un crescendo di sospetti ed azioni cruente così ben strutturato, che si arriva praticamente svuotati all'epilogo.
Infine, una breve nota sull'edizione. In questo caso la CE ha scelto di sostituire il termine "nigger" con "soldier", sia nella celebre filastrocca che nel nome dell'isola, come nell'edizione statunitense; per quanto si possano chiaramente capire i motivi dietro una simile variazione, è impossibile non notare la dissonanza con il titolo riportato sulla copertina. Se omettere "Dieci piccoli indiani" non era neppure un'opzione, si sarebbe potuto per lo meno utilizzare la versione corretta dell'ultima strofa, ossia "Non ne resta più nessuno".
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