Dettagli Recensione
Sì, viaggiare…
“Mi ricordo quando ero giovane credevo che la morte fosse un fenomeno del corpo; ora so che è soltanto una funzione della mente - della mente, dico, di chi subisce il lutto. I nichilisti dicono che è la fine; i fondamentalisti , il principio; mentre in realtà non è altro che un affittuario o una famiglia che se ne va da un appartamento o da una città.”
Le parole di Peabody, il dottore, una delle quindici voci narranti di questo romanzo corale, lette a ritroso, sembrano dare la chiave di lettura del tutto: un lungo fluire di pensieri e un'ininterrotta serie di fermo immagini è ciò da cui il lettore prende il congedo nel riporre questo classico della letteratura americana che tanta eco produsse poi nei giovani intellettuali cresciuti a resistenza e libri, oltreoceano, nella nostra terra. Ed è la terra infatti la protagonista assoluta della narrazione, una matrigna che ti si rivolta contro tutta la vita e ti schiaffeggia nel momento del bisogno. La mamma è morta osservando il suo Cash, uno dei cinque figli, intento a costruirle la cassa mortuaria, povere assi lignee dalla geometria impeccabile, sottile gioco di livella e squadra. La mamma ha espresso il desiderio di tornare a Jefferson, da morta. La famiglia parte ma il nubifragio ha ingrossato il fiume e i ponti hanno ceduto e i buoi aggiogati al misero carro cercano invano il guado.
La morte viaggia con loro, è dentro la cassa nel corpo prossimo alla putrefazione e che richiama gli avvoltoi, è nell’accettazione di un destino ingrato per ognuno dei membri di questo disgregato nucleo familiare, è nella stessa frammentazione dell’io di Darl, il secondogenito matto, la voce più riportata fra le tante e alla quale fa costantemente da contraltare quella del delirio tutto infantile del più piccolo di loro, Vardaman.
La mamma è un pesce.
La mamma è arrivata.
Il viaggio è stato in fondo come la morte “un affittuario o una famiglia che se ne va da un appartamento o da una città.” per tornarvi come se nulla fosse accaduto. Zitti tutti, ci pensa Pa’.
Da leggere, perché è il vertice dello stile, è l’essenza del narrato, è mimesi assoluta.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |