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Come si recensisce un capolavoro?
Ci ho messo quasi tre mesi, ma ieri sera ho finalmente terminato la mia terza lettura de “I Miserabili”. Ho letto circa un capitolo al giorno, ho voluto fare le cose con calma in modo tale da assaporare questo capolavoro parola per parola, frase per frase. Incontrai per la prima volta i personaggi di quello che già a pagina 200 sentivo sarebbe diventato il mio libro preferito circa sei anni fa. Ero all’università e con un compagno di corso avevamo deciso che le noiosissime tre ore di diritto processuale civile, lezioni che per sostenere l’esame eravamo obbligati a frequentare, sarebbero state sicuramente meglio spese se dedicate alla letteratura.
Ho voluto fare questa premessa perché è veramente difficile recensire un capolavoro del genere. Quella nata dalla penna di Hugo E' una storia straordinaria, che si dipana pagina dopo pagina raccontando le vicende di tutti i personaggi, fornendo oltretutto un dettagliato affresco della situazione politica, sociale e culturale del tempo.
Il filo comune che lega le vicende dei protagonisti, in quello che lo stesso Hugo definì il suo capolavoro, è L'amore nelle sue svariate forme: amore materno, paterno, filiale, per la patria, per i propri ideali, per la giustizia. Il cammino verso la redenzione di Jean Valjean lo porterà, infatti, ad incrociare Monsignor Bienvenu, Fantine, Cosette, il terribile ispettore Javert, Marius, Enjorlas e gli altri giovani studenti rivoluzionari protagonisti delle lotte del 5 giugno 1832, i malvagi coniugi Thenardier, l’infelice Eponine e molti altri personaggi che definire straordinari è riduttivo.
Hugo ci lancia inoltre un messaggio importantissimo e sempre attuale: Jean Valjean, protagonista assoluto delle vicende del romanzo, il ladro recidivo, il forzato, bollato per sempre come ex galeotto, è l’emblema di come chiunque, per quanto Miserabile sia, possa trasformarsi da peccatore in virtuoso, purché gli si dia fiducia.
La nota dolente, inutile negarlo, sono le interminabili digressioni che trasformano un romanzo avvincente e ben scritto in un interminabile mattone di 1400 pagine. Appellandomi al “diritto di saltare le pagine” (n. 2 del celebre decalogo di Pennac), il mio consiglio spassionato per coloro che vorrebbero leggerlo ma sono scoraggiati dalla mole è il seguente: le digressioni, specialmente quelle di oltre 100 pagine riguardanti la battaglia di Waterloo e quelle sul sistema fognario di Parigi – bellissime ma inutili ai fini della trama, in quanto costituiscono un mero sfoggio di erudizione dell’autore – se la noia dovesse avere la meglio lasciatevele alle spalle!
Vi segnalo un paio di curiosità: numerose sono le analogie tra il personaggio di Jean Valjean e Napoleone Bonaparte. In particolare, molte date che nel romanzo segnano gli avvenimenti importanti nella vita dell’ex-forzato coincidono con quelle di avvenimenti altrettanto importanti verificatisi nella vita dell'Imperatore. Per fare qualche esempio, entrambi sono nati nel 1769; le date della prima cattura e del rilascio di Jean Valjean coincidono con quelle dell'ascesa e della caduta di Napoleone, rispettivamente 1796 (anno della campagna d'Italia) e 1815 (anno della battaglia di Waterloo). Ancora, le date dei quattro falliti tentativi di evasione di Jean Valjean coincidono con la Battaglia di Marengo (1800), l’anno in cui ottiene il consolato a vita (1802), l’anno della Battaglia di Jena (1806) e quello della Battaglia di Wagram (1809). Infine, sebbene Jean Valjean muoia 12 anni dopo l'Imperatore francese, il 1821 è l'anno della morte del Vescovo di Digne, guida spirituale di Jean Valjean.
Sebbene non sia possibile considerare Jean Valjean un personaggio autobiografico, alcune delle azioni da lui compiute nel romanzo prendono spunto da eventi reali accaduti al suo stesso Victor Hugo. Fra le tante, si possono ricordare la difesa di Fantine di fronte a Javert, che richiama una vicenda analoga narrata anche nella raccolta di memorie "Choses vues", in cui Hugo racconta di aver preso le parti di una popolana arrestata dalla polizia per aver insultato un borghese. Il ruolo svolto dal protagonista durante la sommossa del 5 giugno, inoltre, ricorda la condotta tenuta da Hugo il 2 dicembre 1851, durante il colpo di stato di Napoleone III (evento narrato anche nel racconto Histoire d'un crime). Come Jean Valjean, infatti, l’autore si prodigò per aiutare gli insorti senza però ferire né tantomeno uccidere nessuno.