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Racconti di Pietroburgo
 
Racconti di Pietroburgo 2022-01-14 21:03:37 topodibiblioteca
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    14 Gennaio, 2022
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Bassezze e splendori di Pietroburgo

Gogol’ arriva a Pietroburgo proveniendo dalla Russia rurale, dall’ambiente borghese di provincia e si trova improvvisamente catapultato nella rutilante atmosfera della nuova capitale dell’impero russo. Pietroburgo agli occhi dello scrittore appare una città in perenne movimento, nella quale convivono due anime: quella dinamica, opulenta, in cui si respira la voglia di vivere, di divertirsi, di farsi notare camminando per strada con abiti alla moda, e quella burocratica, nella quale gli individui sono chiusi nei loro uffici governativi ed in cui l’ordine gerachico, la divisione in classi sociali è rigidamente istituzionalizzata. Partendo da tali presupposti nascono questi racconti pietroburghesi, piccoli gioielli che svelano la visione gogoliana della vita cittadina nei quali l’autore, con il ricorso ad una forte ironia ed non perde occasione per sottolineare i difetti della capitale.

A partire dal primo, “La prospettiva Nevskij”, la principale arteria cittadina ed “Unico svago di una Pietroburgo così povera di luoghi di passeggio!” ma molto attenta all’ostentazione ed all’abbordaggio, da parte degli uomini, di bellezze femminili all’ultima moda che passeggiano indossando “vitini di vespa quali non avete mai neppure sognato”.

Ma i veri piccoli capolavori di questa raccolta sono probabilmente visibili nel racconto “Il ritratto”, nel quale Gogol non perde occasione per parlare dell’ossessione cittadina per il denaro, attraverso la rappresentazione di un quadro maledetto, che sembra garantire ricchezza al suo possessore minandone però l’anima nelle fondamenta e lasciando “in giro un senso di oppressione; agli artisti ispira sentimenti di invidia, un odio cupo verso i propri fratelli”.
E ancora nel celeberrimo “Il cappotto”, che nelle tragedie quotidiane di un antesignano Fantozzi sottoposto alle angherie dei superiori e dei colleghi, fotografa spietatamente la rigidità e la chiusura della società pietroburghese del tempo, divisa da gerarchie che rendono complicata un’ascesa sociale ed in cui possedere un cappotto nuovo può diventare l’unica soluzione per estraniarsi dalla propria mediocrità.

In questi racconti non si trova quell’analisi profonda e filosofica dell’animo umano così evidente ad es in Dostoevskij, ma Gogol’ riesce comunque a raccontare spietatamente i limiti della società del tempo grazie all’ironia di cui è dotato, ammiccando direttamente al lettore e introducendo altresì una sapiente dose di surrealismo e di ricorso al soprannaturale, che in qualche modo costituiscono una ricetta assolutamente gradevole e vincente e che probabilmente non ci si aspetterebbe da uno scrittore russo del XIX° secolo. Come nel racconto “Diario di un pazzo” in cui il protagonista ruba le lettere che una cagnolina ha scritto ad un’altra cagnolina per informarla sui movimenti della sua padrona.

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Commenti

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Interessante recensione , Gabriele. Io non sono lettore di racconti. Dell'autore conosco sole "Le anime morte" , libro veramente notevole.
D'accordissimo con te: "Il cappotto" è un capolavoro della letteratura russa dell'epoca.
Quanta umanità nei racconti di Gogol, a malapena dissimulata dietro un beffardo velo di surreale e di grottesco! Non sarà un Tolstoj o un Dostojevskij, ma Gogol è a mio avviso il più moderno tra gli scrittori russi dell'800. A proposito, ottima recensione!
Ottima recensione Gabriele, per una lettura davvero molto stimolante.

Buongiorno Emilio e scusa per il ritardo ma passo pochissimo ormai da Q se non quando recensisco. Guarda nemmeno io sono un grande appassionato di racconti ma devo dire che li sto rivalutando e sicuramente questi hanno un loro fascino tutto Pietroburghese :) Le anime morte credo vada recuperato si.
Grazie mille, e scusa per il ritardo nella risposta !
Guarda ho pensato che volevo leggere un russo non troppo impegnativo e così ho scelto questi racconti. Direi scelta felice sicuramente. Tolstoj e Dosto ovviamente sono lassù nell'Olimpo!!
Grazie mille Chiara hai perfettamente ragione.
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