Dettagli Recensione
Gli Olteni son partiti
Un paese ricco governato malamente, le genti affamate implorano.
Pure Dio infierisce, fulminando con calamità le terre così il popolo arranca, sempre più cencioso, mentre i magazzini dei ricchi sono ogni giorno più colmi.
Dio, che poi indulgente dona raccolti abbondanti e stagioni prolifiche ma il popolo agonizza, sempre più indolenzito, mentre i depositi dei potenti accumulano derrate su derrate.
Ci sono stomaci che non hanno il permesso di riempirsi, ci sono occhi di uomini che non devono appoggiarsi sulla Costituzione.
I cardi corrono e corrono spinti dal vento su lande desolate, mentre i bambini ricoperti di stracci, tanto assuefatti al dolore da non provare più nulla, li inseguono senza briglie. Satolli di quell’orribile libertà di chi ha perso qualsiasi legame e qualsiasi risorsa.
Attraverso la voce di un ragazzino errabondo Istrati parla di una Romania di inizio Novecento, sono poche pagine intense e disperate. Raccontano di un Paese e di un popolo. Di dolore, di oppressione, di rivoluzione. Piacevole lettura, colma di folclore ed empatia su personaggi ben delineati e ambientazioni tracciate con precisione, nonostante la brevità del romanzo e l’essenzialità della penna.
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