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Non mi è piaciuto
Per completare una sfida di lettura a tema proposta dalla mia biblioteca comunale, per la voce "libro su un viaggio" ho scelto di leggere "Guanciale d'erba". Non amo le sfide letterarie ma ho ceduto per variare un po' i generi che leggo e uscire dai miei ormai ben piantati binari. E ho fatto male. Devo smetterla di fare questi esperimenti e seguire sempre i miei gusti letterari senza sforzarmi di uscire dalla confort zone, in fin dei conti non c'è nulla di male nel non riuscire ad essere dei lettori poliedrici. Sapevo già di non riuscire ad apprezzare la letteratura giapponese, ho fatto dei tentativi in passato e trovavo frustrante il non riuscire a comprendere ciò che altri lettori riuscivano con gran piacere.
Il libro parte in picchiata, le prime dieci pagine sono state quasi folgoranti. Questo artista che intraprende un viaggio nella natura incontaminata cercando di tenersi lontano dagli uomini e dai sentimenti umani e di elevarsi al di sopra di essi e cercare le bellezza mi ha subito affascinata! Mi sembrava una sorta di "Chiamatemi Ismale..." e il bellissimo capitolo primo di "Moby Dick". Una prosa soave, poetica ma anche profonda con molte riflessioni. Avevo già d'avanti a me l'aspettativa: una sorta di diario di viaggio in cui le meraviglie della natura giapponese si unirà alla meditazione e al pensiero. Poi qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Dopo la sua prima sosta alla casa del tè viene a sapere da una gentile anziana della storia di una ragazza bellissima ma pazza ed ecco che il nostro artista ne rimane incuriosito (alla faccia degli propositi). Poi ci saranno una serie di incontri con altre persone nei giorni a seguire e conoscerà anche la bellissima donna, Nami. Cercherà sempre di dipingere un quadro ma non riuscirà mai, se non nel finale quando scorgerà finalmente sul viso della bella Nami un sentimento di compassione, che la renderà umana e allora, ha finalmente davanti agli occhi il quadro. In una interpretazione di "Gita al faro" di Virginia Woolf, tutti i personaggi vengono ammagliati dalla signora Ramsay, e quando lei è presente tutto si blocca e l'arte non si compie, ciò che blocca è la sua bellezza perfetta della quale tutti sono innamorati, quasi demoniaca, persino la pittrice Lilly non riesce mai a finire il quadro se non quando la signora Ramsay non ci sarà più, scena che chiude anche il libro. Stessa cosa anche per il nostro pittore, avrà subito davanti agli occhi il quadro quando la bellezza perfetta, quasi disumana della donna diventa umana e l'arte potrà superarla, allora finalmente essa si compie.
Mi è piaciuto dunque l'inizio e la fine in questo libro mentre tutto quello che succede nel mezzo mi ha terribilmente annoiata e ho trovato il contenuto disarmonico che passa da argomenti pesanti a futili dialoghi e sterili descrizioni poetiche della natura che, quando non sono collegate ad una emozione oppure ad un tratto umano, a me non dicono nulla ma le trovo patetiche come un "cane che abbaia alla luna". Inoltre ho avvertito anche una pesante presunzione dell'autore che afferma che determinati uomini vengono sulla terra senza alcuna missione come se fossero dei parassiti (non sue testuali parole ma l'idea è quella), a me ha dato fastidio perché credo che si debba avere rispetto per la vita, soprattutto da parte di un artista. Altra cosa che mi sento di affermare è che trovo sia un libro che è invecchiato male, il discorso finale sui treni che trasforma le persone in merci non sì può sentire tanto è obsoleto. In una parola: per me, bocciato.
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Ci devo riprovare, perché ricordo le prime pagine molto interessanti, ma poi non so perché non mi ha preso.
Ho letto solo Fino a dopo l’equinozio di Soseki e sono sicura che se lo rileggessi lo svaluterei rispetto alla prima valutazione.
Cerca i libri suoi più “mattacchioni”, magari ti piacerà;)
Per contro, ho lasciato Moby Dick dopo un centinaio di pagine che non ne potevo più !!! Ritenterò.
CUB, io invece ho amato Moby Dick ed è uno di quei libri che mi propongo di rileggere in futuro. :-)
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