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Il Conte di Montecristo
 
Il Conte di Montecristo 2021-10-26 20:14:48 Mian88
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    26 Ottobre, 2021
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Una vendeta petulante

«[…] A meno che un cattivo pensiero nasca dall’errore, la natura umana ha orrore del crimine. Però la civiltà ci ha dato dei bisogni, dei vizi, dei falsi appetiti che a volte ci portano a soffocare i nostri buoni istinti, conducendoci al male. Da qui discende la massima: se vuoi scoprire il colpevole, comincia cercando di capire a chi poteva tornare utile il crimine. A chi poteva tornare utile la tua sparizione?»

Edmondo Dantès è un giovane sicuro, ingenuo e dal futuro roseo e promettente quando l’opera ha inizio. È pronto a sposare la sua amata Mercédès, è pronto alla sua scalata sociale, il giovane. Eppure qualcosa non va come da lui presupposto ed ecco che Edmondo da uomo libero si ritrova accusato di un crimine che lo conduce a una prigionia che durerà anni e che lo vedrà perdere tutto quello che ha, compresa ogni possibilità di fato. Sarà tra queste mura all’interno della prigione sull’isola di Montecristo che l’uomo conoscerà l’abate Faria che gli lascerà in dote il suo segreto. E riuscirà a fuggire, Dantès. Riuscirà a tornare in libertà l’uomo, riuscirà a ricominciare. Avrà inizio da questo momento la sua vendetta. Una vendetta fatta di una vita privata e portata via, una vita il cui corso e il cui proseguire è stato interrotto e fermato da un tiro losco del destino, un tiro giocato dall’invidia umana e dalla gelosia dell’altro.

«La felicità e l’infelicità sono un segreto domestico. Le mura di casa hanno orecchie, ma non hanno lingua. Se una fortuna immensa basta a essere felici, Danglars lo è di certo.»

Ha inizio da qui la parte prevalente dell’opera, uno scritto che da questo momento in poi si concentra tanto sulla vendetta e su quelli che sono i piani per riprendersi quel che è stato tolto. Se quindi la prima parte dell’opera fatica a decollare ma incuriosisce perché il lettore è spinto a sapere e a conoscere, nella seconda quando inizia la progettualità vendicativa, il conoscitore inizia ad essere sfiancato e a restare basito da quelle scelte che vengono compiute e che sono portate in essere.
Il risultato è che la lettura si fa farraginosa, lenta e a tratti petulante. Con uno stile rapido ma che collide con quello che è il componimento nel suo complesso. Resta un’opera che merita di essere letta e che merita di far parte del bagaglio culturale di ogni lettore ma onestamente o si ama o si odia. Non penso esistano molte mezze misure proprio per la sua struttura, per l’età che inizia a risentire, per questi personaggi tratteggiati ma eppure caricaturali o fatiscenti che faticano ad entrare in sintonia ed empatia con chi legge.
Da leggere per completezza.

«Dantès, gettato nel mondo dopo una solitudine infinita, a volte avvertiva un bisogno imperioso di stare da solo. E quale solitudine è più immensa e poetica di quella di una nave che solca il mare deserto, nella notte più nera, nel silenzio dell’immensità, sotto lo sguardo del Signore?»

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Commenti

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Laura V.
28 Novembre, 2022
Ultimo aggiornamento:
28 Novembre, 2022
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Ne ho terminato la lettura proprio ieri.
Finalmente ho trovato il coraggio di leggere quest'opera tanto voluminosa.
Hai ragione, Maria: è un libro che non può non far parte del bagaglio culturale di ogni lettore.
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