Dettagli Recensione
Passione vs. Ragione
Considerato uno dei più grandi romanzi del Novecento tedesco (e probabilmente di tutta la relativa letteratura), “I Buddenbrook” è un romanzo che volevo leggere da tantissimo tempo ma che ho affrontato solo di recente, nella preparazione del primo esame di letteratura tedesca.
Che dire, è un romanzo che risponde propriamente ai canoni naturalisti: carico di dettagli, che descrive ambienti e personaggi nei minimi dettagli, mettendone soprattutto in risalto determinate peculiarità che aiuteranno a identificarli e rappresenteranno un leitmotiv, in pieno stile wagneriano. Questa profusione di dettagli, a volte, può rendere la lettura meno scorrevole, più lenta, sebbene di una lentezza diversa rispetto a quella riscontrata per esempio ne “La morte a Venezia”, in cui la lentezza è dovuta a un’elevata complessità e al ricorrente simbolismo. Qui la realtà è descritta nei minimi dettagli, con assoluta precisione e concretezza, e questo mi ha portato a pensare a come Thomas Mann sia un autore stilisticamente molto versatile, sebbene tra me e lui non sia ancora scoccata la scintilla.
Parlando dei Buddenbrook in particolare, è un romanzo che si focalizza sulla decadenza di questa famiglia alto-borghese: una decadenza del tutto incentrata su motivazioni psicologiche: la decadenza dei Buddenbrook sta infatti nella “decadenza psicologica” delle generazioni che si susseguiranno (ben quattro). Centrale è infatti il contrasto tra passione e ragione, che molto deve alla contrapposizione apollineo-dionisiaca di Nietzsche. I discendenti del nonno Johann Buddenbrook - di stampo umanista e illuminista, uomo che incarna il perfetto equilibrio psicologico che tiene in piedi le sorti della famiglia - sono personaggi che cominciano a mostrare inclinazioni che non riescono a mantenersi equidistanti tra gli eccessi di razionalità (rappresentati da Thomas) e irrazionalità (Christian) e dunque generano una serie di eventi che porteranno la ditta familiare a una graduale decadenza, che praticamente coinciderà con la fine vera e propria della famiglia. Molto interessante è considerare come a questo decadimento sociale corrisponda perfettamente il decadimento psicologico dei protagonisti, in un senso o nell’altro.
Tuttavia, se devo esprimere un parere del tutto personale, è un romanzo che non è riuscito a farmi innamorare di Thomas Mann e molto probabilmente mi ha permesso di apprezzarlo un pochino in più solo per mezzo dell’analisi necessaria allo svolgimento dell’esame. Potrebbe anche essere vero il contrario, ovvero che una lettura più spensierata e slegata dallo studio mi avrebbe fornito una maggiore soddisfazione, ma il fatto che io ne abbia apprezzato più l’analisi letteraria credo sia piuttosto indicativo. C’è da aggiungere che i romanzi familiari non sono i miei preferiti e che quindi il tutto è un po’ inquinato dalle mie preferenze letterarie, che nulla tolgono al grande valore dell’opera né alla mia volontà d’approfondire l’autore.
“La montagna incantata” e “Tonio Kröger” sono già lì che mi aspettano.
“Ho tanto pregustato queste gioie, ma come sempre, l’immaginarsele è stata la parte migliore, perché il bene arriva sempre troppo tardi, diventa realtà troppo tardi, quando non si è più capaci di goderne.”
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Commenti
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in realtà il titolo che hai citato mi ispira parecchio, ma temo sia piuttosto impegnativo e credo dovrò affrontarlo, insieme a "La montagna incantata", in un momento in cui sarò più libero. Che prima o poi arriverà, spero :)
L'idea di graduale decadenza della famiglia Buddenbrook è un retaggio del Naturalismo, che concepisce individui famiglia società come organismi appunto naturali e come tali destinati a invecchiare e morire. Salvo eventualmente rinascere dopo una bella crisi come per esempio immagina Zola nel La disfatta.
quello di Letteratura tedesca è andato benissimo e con tanto di lode, e mi sono stati chiesti proprio i Buddenbrook, guarda caso. Spero di dare un altro esame a settembre, ma il lavoro mi sta stressando parecchio e la lingua tedesca è tosta... chissà.
ti capisco, ho scelto lingua tedesca perché ho amato tantissimo diversi autori tedeschi quali Herman Hesse e Remarque, sebbene la lingua non sia poi così agevole.
Per quanto riguarda l'associazione dei Buddenbrook e della loro decadenza al retaggio del Naturalismo, posso dire dopo un mese di studio che hai perfettamente ragione :D
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