Dettagli Recensione
Dark comedy
"Il mercante di Venezia" è probabilmente una delle produzioni più problematiche del Bardo. Questo a partire dalla sua collocazione di genere: in teoria è considerata tra le commedie, sebbene i suoi toni cupi siano più simili a quelli di una tragedia. Non essendoci tuttavia alcun morto viene definita una dark comedy, una definizione che già tradisce la sua natura un po' ambigua; un'ambiguità che si rivela soprattutto nel personaggio di Shylock l'ebreo. Sappiamo che ai tempi di Shakespeare (e già da diversi secoli) lo stereotipo dell'ebreo usuraio era parecchio sfruttato, si pensi al Barabas de "L'ebreo di Malta" di Christopher Marlowe, personaggio dal quale sembra che Shakespeare abbia preso ispirazione per Shylock stesso. Considerato come uno dei villain per eccellenza, una volta letta integralmente la commedia non si può fare a meno di riflettere: l'ebreo non può infatti essere considerato come un cattivo a 360 gradi. Shylock è il personaggio a cui vengono affidate le battute più profonde e interessanti, mentre gli altri personaggi (a parte Porzia, in certi tratti) risultano piuttosto semplici.
Shylock è oggetto della discriminazione incondizionata che, a sentir parlare i personaggi, è del tutto giustificata; tuttavia la decisione di lasciare al discriminato i momenti di verità più profonda e toccante (tra cui i famosi versi "[...] se ci ferite non sanguiniamo? [...]), fa riflettere su quelle che potevano essere le idee di Shakespeare a riguardo. Come voleva dipingere il suo Shylock? Il destino finale di Shylock fa pendere la bilancia verso una connotazione del tutto negativa, che tuttavia non può, nel lettore accorto, lasciar sfumare l'idea che questo personaggio non possa essere condannato senza riserve.
Sebbene la richiesta della sua libbra di carne sia di spropositata crudeltà, crudele è anche il trattamento riservatogli da quei cristiani che si considerano tanto puri e superiori.
Per quanto riguarda il dramma in sé, devo dire che non lo trovo di bellezza paragonabile a grandi tragedie quali "Amleto" oppure "Otello", ed è anzi infarcito di momenti piuttosto frivoli. E' probabilmente per questo, e non per la mancanza di morti, che non la si è considerata tra le tragedie, bensì tra le commedie.
“Un ebreo, non ha occhi?, non ha mani, un ebreo, membra, corpo, sensi, sentimenti, passioni?, non si nutre dello stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, scaldato e gelato dalla stessa estate e inverno di un cristiano? Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo? Se siamo come voi in tutto il resto, vi somiglieremo anche in questo. Se un ebreo fa torto a un cristiano, che fa il mite cristiano? Vendetta! E se un cristiano fa torto ad un ebreo, che farà, secondo l’esempio cristiano, l’ebreo paziente? Vendetta! Metterò in pratica la malvagità che mi insegnate, e sarà difficile che non superi i maestri.”
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Commenti
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di certo non uno dei massimi capolavori del Bardo, ma comunque godibile.
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