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Una storia comune
 
Una storia comune 2021-08-07 15:14:44 archeomari
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    07 Agosto, 2021
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Disincanti

Esordio dello scrittore russo Goncarov , assolutamente consigliato e godibilissimo. L’invito di Tolstoj a leggerlo è valido tutt’oggi: “Una storia comune è una delizia, con essa si impara a vivere”.

Il romanzo presenta da subito le tematiche care all’opera sua più famosa, “Oblomov”: l’opposizione vita di città e vita di provincia, la nausea del vivere, l’uomo inutile, l’uomo inetto, che verranno però meglio approfondite nell’opera principale.
Per me è stata una bella esperienza, mi ha strappato sorrisi e, insieme, ha rivelato verità scomode, fuori da ogni ipocrisia ed ogni filtro morale.

La narrazione è in terza persona, il personaggio principale è Aleksandr, giovane della media borghesia di campagna, coccolato dalla madre, che addirittura quando dorme gli chiude la bocca per evitare che possano entrarci le mosche. Questo ragazzo, avvertendo dentro di sè una predisposizione per la letteratura, per le gesta eroiche, gli slanci sentimentali, sente troppo stretta la vita di campagna e, pur se legato alla giovane contadina Sof’ja , desidera fare carriera a San Pietroburgo, contando sulla guida dello zio Pjotr Ivanic, scapolo brillante, ricco industriale con agganci nell’ambiente politico.

Lo stridore tra zio e nipote è evidente dal primo incontro: il giovane vorrebbe abbracciarlo e saltargli al collo, pieno di gratitudine e felice di conoscerlo, mentre lo zio, composto, freddo, misurato, detesta ogni manifestazione fisica di affetto e considera questi slanci “da seminarista”.
Pjotr è un uomo di successo, smaliziato, senza ideali, disincantato nei confronti della vita e di fronte agli innamoramenti, ai sogni (anche letterari) del nipote, non solo è scettico, ma si diverte a smontare piano piano tutte le teorie romantiche del giovane.
Aleksandr crede nell’amore eterno, ai legami indissolubili delle anime gemelle, pensa di poter vivere di sogni e di promesse d’amore e sprezza “il vile metallo”, di cui si comprenderà presto l’importanza.

Il giovane scopre, dopo essere stato tradito dall’innamorata pietroburghese, di essere incostante anche lui: quando la nuova donna di cui innamora si scioglie per lui, lo cerca, piange per le sue assenze, il giovane si annoia, la evita, non fa nulla per rassicurarla del suo amore. Si renderà ben presto conto, a proprie spese che l’amore non è eterno, per questo suo zio consigliava

“di non prendere moglie a uno che sia innamorato. L’amore passa, è una verità elementare».”

“è colpa della natura che non ammette gli amori eterni. Quelli che credono nell’amore eterno e immutabile finiscono per comportarsi come quelli che non ci credono, con l’unica differenza che non se ne rendono conto o non vogliono confessarlo; e noi crediamo che siano angeli e non esseri umani. Sciocchezze!»”

Il prezzo di questa lezione è, per la verità, molto caro: Aleksandr passerà mesi e mesi gettato su un letto a contemplare il soffitto, provando nausea verso se stesso e il consorzio umano, incapace di scrivere opere in versi e in prosa, di lavorare proficuamente.

Non anticipo il finale però, è molto carino!

Le idee dello scrittore pur vissuto quasi due secoli fa, sono assolutamente valide e molto attuali: un romanzo ambientato nella Russia delle seconda metà dell’Ottocento, quando ci si muoveva con carrozze, si viveva senza auto e senza smartphone, eppure parla alle nostre coscienze agli uomini e alle donne di oggi, di ogni età.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Oblomov dello stesso autore

Fuga senza fine, Joseph Roth
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