Dettagli Recensione
Orano
«Nel mondo ci sono state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure la peste e la guerra colgono sempre tutti alla sprovvista. Era stato colto alla sprovvista il dottor Rieux, come lo erano stati i nostri concittadini, e questo spiega le sue titubanze. E spiega anche perché fosse combattuto tra la preoccupazione e la fiducia. Quando scoppia una guerra tutti dicono: “È una follia, non durerà.” E se forse una guerra è davvero una follia, chiunque se ne accorgerebbe se non fossimo sempre presi da noi stessi. A questo riguardo, i nostri concittadini erano, come tutti gli altri, presi da se stessi, in altre parole erano umanisti: non credevano ai flagelli. Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo, pensiamo che sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare, e in primo luogo gli umanisti che non hanno preso alcuna precauzione.»
Orano, in un anno come tanti e in un tempo sconosciuto, un luogo che altro non è che una prefettura francese della costa algerina che un giorno come un altro viene colto dalla fuoriuscita di topi. Topi e ancora topi, ovunque. Nelle case, per le strade, in prossimità degli uomini. Sono una moltitudine e man mano che escono dai loro nascondigli per affrontare la luce del giorno, periscono. Cosa sta succedendo? Può essere che quel fenomeno inspiegabile correlato ai ratti possa essere ricollegabile anche agli esseri umani stante che ben presto i medesimi iniziano a soffrire di quella patologia che a Rieux appare subito propria del suo nome di peste? E come parlare di quell’epidemia che nulla risparmia e niente concede se non per mezzo di una vera e propria cronaca dell’evoluzione dei fatti?
«Ci si stanca della pietà, quando la pietà è inutile.»
Ed è così che Camus ci prende per mano e conduce tra i meandri di queste pagine intrise di una verità ad oggi molto vicina a quella che noi per primi abbiamo vissuto – e stiamo vivendo – con l’epidemia covid-19. Lo scrittore descrive e delinea con cura quelle che sono le maturazioni delle circostanze così come dell’animo umano. Ci parla di solidarietà, ci parla di assenza di solidarietà, di luoghi comuni, di vite che cambiano e assumono nuove dimensioni e forme ma ci parla anche di egoismo e cattiveria, divergenze economiche e sociali che in un momento dove dovrebbero essere assenti sono al contrario presenti e onnipresenti.
Dopo averlo letto negli anni di studio e in lingua francese sono tornata a “La peste” con un occhio nuovo e diverso, con un occhio che ha osservato il narrato da una diversa e ulteriore prospettiva che si è sommata e fusa con la precedente data dalla prima lettura. L’effetto di impotenza resta e si amplifica, anche se ci sentiamo parte e partecipi, anche se ci sentiamo complici degli abitanti di Orano e delle loro disavventure.
Una lettura che invita alla riflessione e che suscita, per l’impostazione cronachistica di cui è improntata, sensazioni ed emozioni diverse nel conoscitore che se da un lato è incuriosito dai fatti, dall’altro rifugge dall’empatia completa e dal coinvolgimento totale. Ad ogni modo un titolo immancabile nel bagaglio di ogni lettore a prescindere dalla situazione che stiamo vivendo anche noi.
«E mentre svoltava nella via di Grand e di Cottard, Rieux pensava fosse giusto che almeno ogni tanto la gioia ricompensasse coloro che si accontentano dell’uomo e del suo povero e terribile amore.»
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |