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L'' oblomovismo visto da me
Un provinciale idealista vive a Pietroburgo della rendita di una tenuta dimenticata, nella piú assoluta inerzia fisica e psichica. In una camera coperta di ragnatele e di libri ingialliti giace nella sua «normale posizione» su un emblematico divano, dormendo e sognando, stanco e insensibile ai rumori della vita. Specchio di un fatalismo storico, Oblomov è stato considerato dalla critica l’eroe immortale della pigrizia, prodotto di una generazione viziata
La Russia con il suo lento scorrere ottocentesco in cui sono racchiusi anni di umanità vengono concentrati in un unica persona: Oblomov.
E’ già stato detto che non è possibile fare una recensione di questo capolavoro della letteratura russa (Cit. Nori) e concordo su questo, è un romanzo che racchiude l’essenza di un cuore puro e l’unica cosa che si può fare, se come me, si vuol condividere la gioia provata nel leggerlo è cercare di trasmettere quello che si è provato e cosa ha lasciato.
A distanza di qualche settimana dalla conclusione di questa magnifica esperienza, quello che rimane è la consapevolezza dell’universalità della condizione umana, dell’imprintig che, volenti o nolenti, la famiglia ci impone e di come tutta la vita sia una infinita ricerca di destrutturare o raggiungere quell’ideale che da bambini abbiamo creduto di vedere.
Oblomov è un personaggio così complesso se si guarda con sguardo superficiale da riuscire incomprensibile, ma così semplice se ne approfondisce lo spessore psicologico.
Un uomo che riconosce i limiti propri e della sua epoca, un uomo che non può scendere a compromessi con una società che lo vuole diverso, che non capisce che la sua di felicità è racchiusa in un ideale, forse onirico, di calore domestico.
L’altro protagonista assoluto è l’Amore, analizzato, con uno stile essenziale, ma incisivo, coadiuvato da un lessico moderno (la traduzione di Nori aiuta non poco in questo particolare aspetto) e da dialoghi verosimili e mai eccessivi, mai ridondanti.
L’Amore dicevo, l’amore come àncora di salvezza dalla perdizione, dal dolore, dalla pigrizia, l’Amore spesso, ma non sempre, sovrapposto alla passione, a quel sentimento che travolge e giustifica qualunque azione, anche la più abietta, ma che perde di vista il raggiungimento della felicità, che a volte non coincide con esso.
Un piano di lettura quello psicologico che di sicuro attrae per la modernità con cui è trattato, tutta la vita di Oblomov, narrata in questo libro, è un antesignano della psicanalisi, quasi che Goncarov volesse psicanalizzare il suo personaggio per rendere universali paradigmi psicologici che ancora non erano stati teorizzati.
Moltissime altre parole si potrebbero spendere e davvero vorrei farlo perché scriverne mi fa sentire ancora dentro quello spazio e quel tempo, ma sarebbe inutile, niente può spigare l’Oblomovismo meglio della lettura di Oblomov.
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Libro in cui sicuramente si rileva l'impronta di un grande scrittore.
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