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SOCIETÀ ASSASSINA
Sulla falsa riga dei "dei delitti e delle pene" queste poche pagine si impongono violentemente in un tema già ampiamente discusso all'epoca ,il trattamento del condannato.
Non c'è alcuna scusante per Hugo al crimine della pena di morte, egli sostiene con vigore il carattere orripilante degli ultimi istanti che precedono la ghigliottina.
Uccidere per punire un'omicidio è maggiore del delitto stesso.
L'assassinio compiuto dallo stato è incomparabilmente più atroce dell'assassino commesso dal delinquente.
Per far capire tutto ciò, Hugo catapulta il lettore direttamente nella cella del condannato, umida e oscura. Penetrando nella mente del disgraziato, cogli ogni suo minimo barlume di speranza e pian piano vedi direttamente dall'interno, la luce della vita spegnersi nei suoi occhi . Non c'è salvezza, la società, divinità autoproclamata, ti ha condannato.
Hugo scardina le convinzioni dei più severi amanti della giustizia punitiva. Colpevole o no, non importa. Non c'è alcuna attenuante allo stato assassino.
Il condannato potrebbe essere un qualsiasi essere umano, perfino tu che stai leggendo queste righe, é per questo che preferisce escludere più informazioni possibili dal personaggio principale. Il condannato è un ignoto di cui non si conosce il nome, la storia o il crimine, ciò che ci è dato sapere è solo il divagare della mente, quel filo ininterrotto di pensieri angoscianti che lo accompagnano fino al patibolo, prima "calmi" e consapevoli come se il condannato accettasse l'inevitabile fine, poi frenetici e confusionari in un febbrile riscatto della sacralità della vita. Per lui, però, non c'è più tempo, ogni speranza è persa.
Sta tutto qui il concetto: la ghigliottina non è la soluzione alla tortura, il dolore maggiore non sta tanto in quello fisico, ma nella convinzione che tra qualche ora, e poi 20 min, e poi qualche secondo non sarai più vivo e che lascerai questa terra.
Marchiato da molti come un racconto "indigesto" ,poco piacevole, mi chiedo: cosa ci si aspetta dall'ultimo giorno di un povero, condannato a morte?
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