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Meursault
Libro letto come propedeutico al relativamente recente "Il caso Meursault" di K. Daoud, assai interessante Premio Gouncourt-Opera Prima , visto come 'risposta' di un arabo al libro di Camus, appunto.
La lettura di "Lo straniero" è stata più che una mezza sofferenza, benché si tratti di un'opera sicuramente bella a livello letterario.
Saviano, nella prefazione, ci avverte che "Camus è straniero a tutto", nella sua dimensione sociale, politica, d'identità nazionale ... Un po' come il protagonista del suo romanzo, ambientato in Algeria, dal nome inequivocabilmente francese.
Il libro non sviluppa la questione razziale, anche se questa non è implicitamente assente. Punta soprattutto all'ambito esistenziale.
Già l'incipit è lapidario : "Oggi è morta mamma. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio; 'Madre deceduta. Funerale domani. distinti saluti' ".
La desolazione avvertita durante la lettura non è tanto dovuta alle vicende narrate, seppur tristissime, quanto all'atmosfera senza prospettive, dovuta a un carenza di interiorità, una piattezza esistenziale che colpisce quasi tutti i personaggi, una insufficienza di vita che ogni pagina emana. Il protagonista vive in una condizione di arida indifferenza, "come svuotato". Si sente sempre giudicato perché "siamo sempre un po' colpevoli" ; però afferma che "più che rimorso vero e proprio provavo una certa noia".
Conosco poco Camus per sapere se come uomo volesse troppo o troppo poco e se si ostinasse a bussare alle porte dell'infelicità.
Stando semplicemente al libro, ciò che colpisce il lettore, magari con effetti deprimenti, non deriva da espliciti rimandi filosofici nichilisti o cascami di ottocentesco pessimismo da schiavitù razionalistica. E' piuttosto come se il tarlo dell'infelicità provenisse direttamente da dentro il romanzo stesso, quasi che la fonte inquinata lasciasse il suo alone sgradevole fin sulle singole pagine.
Commenti
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una recensione interessante per un libro che, seppur non lo abbia amato, ho comunque apprezzato molto. Gli preferisco "La peste", ma devo dire che Camus è un autore dal pensiero molto affascinante, sebbene come hai ben notato tu sia improntato a un esistenzialismo che trasmette pensieri tutt'altro che positivi. Per me che cerco una letteratura che non si risparmi e che ci mostri anche i lati torbidi e oscuri della realtà, della vita e dell'animo umano, non posso che apprezzare un autore del genere. Ci sta che un altro lettore possa trovarlo un po' deprimente.
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