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Narciso e Boccadoro
 
Narciso e Boccadoro 2021-03-24 16:36:35 Valerio91
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    24 Marzo, 2021
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Il cammino dei sensi

Come premessa, posso azzardarmi ad affermare che chi ha amato “Siddhartha” potrà allo stesso modo apprezzare “Narciso e Boccadoro”. I richiami all’opera più famosa dell’autore tedesco sono molto numerosi: lo stile reca diverse somiglianze - sebbene perda le tonalità orientaleggianti che erano necessarie al contesto del Siddhartha - ma soprattutto sono affini le tematiche, che qui sono sotto certi aspetti ampliate.
Sebbene l’opera rechi anche il nome di Narciso, nel corso della storia seguiremo principalmente il cammino del giovane Boccadoro, a partire dal suo arrivo al convento in cui conosce colui che sarà suo amico e maestro (sebbene scompaia per gran parte del romanzo) fino al termine del suo percorso. Al centro c’è “l’Erleben” tanto cara ad Herman Hesse: quell’esperienza che può acquisirsi solo vivendo la propria vita e scoprendone piaceri e dolori sulla propria pelle; un’esperienza che nel caso di Siddhartha ha il compito di spalancargli le porte del Nirvana, nel caso di Boccadoro riuscirà a offrirgli conoscenza delle cose del mondo così da poterle rendere immortali nelle proprie opere d’arte. Solo vedendo la morte in faccia, solo conoscendo i piaceri carnali che può offrire l’unione con una donna e solo sentendo il sapore del sangue si può riuscire, se dotati d’un talento artistico spiccato, a rendere questi sentimenti immortali e a materializzarli nelle linee sinuose d’una figura, che di essi può farsi simbolo destinato a durare nei secoli.
Dopo un periodo di sbandamento in cui crederà erroneamente di essere destinato alla vita monastica, Boccadoro scopre infatti d’essere un’artista: un destino che Narciso riuscirà a prevedere per lui fin dal principio, seppur in parte. Narciso è un uomo di spirito, un erudito che rinuncia al mondo sensoriale e al piacere per perseguire mete d’altro tipo ma che ammette quanto sia impossibile stabilire un percorso che sia giusto e univoco per ogni essere umano. In Boccadoro, per l’appunto, non vede un monaco: quest’aspirazione è un qualcosa che gli è stata inculcata a forza da un padre tiranno, che ha offerto il proprio figlio in sacrificio per i peccati della moglie. Proprio la madre sarà una figura centrale per Boccadoro; una figura che una volta riesumata dalla memoria lo guiderà in ogni passo del suo cammino finalmente personale, perseguito con volontà attiva e consapevole.
Boccadoro è dunque un Siddhartha che non cerca un equilibrio tra spirito e sensi, ma che indulge principalmente ai sensi e su questi costruisce le fondamenta della sua vita. I sensi e l’istinto lo dominano, sono la sua “raison d’être”, bramano d’essere soddisfatti e quando ciò diventa impossibile segnano la fine del suo cammino.
Forse in certi tratti il romanzo è ripetitivo, tende a indugiare sui medesimi concetti e a dilungarsi su alcune descrizioni e dettagli, ma la forza dell’autore è sempre intensa; la sua capacità di far riflettere sempre efficace e attiva. La parte iniziale e centrale sono forse troppo lunghe a discapito di un ultimo terzo sul quale probabilmente si poteva indugiare parecchio di più, ma “Narciso e Boccadoro” resta un’opera di grande valore che, soprattutto dagli estimatori di Herman Hesse, va letta.

“Le nature come la tua, dotate di sensi forti e delicati, gli ispirati, i sognatori, i poeti, gli amanti sono quasi sempre superiori a noi uomini di pensiero. La vostra origine è materna. Voi vivete nella pienezza, a voi è data la forza dell'amore e della esperienza viva. Noi spirituali, che pur sembriamo spesso guidarvi e dirigervi, non viviamo nella pienezza, viviamo nell'aridità. A voi appartiene la ricchezza della vita, a voi il succo dei frutti, a voi il giardino dell'amore, il bel paese dell'arte. La vostra patria è la terra, la nostra è l'idea. Il vostro pericolo è di affogare nel mondo dei sensi, il nostro è di asfissiare nel vuoto. Tu sei un artista, io un pensatore. Tu dormi sul petto della madre, io veglio nel deserto. A me splende il sole, a te la luna e le stelle, i tuoi sogni sono di fanciulle, i miei di ragazzi…”

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Siddhartha
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Commenti

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Valerio, penso tu abbia ragione sull'abbinamento 'per gusto, di questo libro con "Siddartha". Infatti sono i due libri di Hesse che amo di meno. Posso dire che tutti gli altri letti mi sono piaciuti maggiormente.
Ho trovato in questi due un po' di enfasi abbastanza diffusa che per me appesantisce la narrazione. Ovviamente con grande rispetto per chi è stato appagato da queste letture : siete in molti!
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
26 Marzo, 2021
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Lo stile è molto simile e anche le tematiche, se l'uno non ti è piaciuto è facile che non ti piaccia nemmeno l'altro, così come è vero il contrario! Si tratta di gusti... secondo me sono due grandissimi libri, soprattutto "Siddhartha", ma ci può stare che non rientrino nei gusti anche di chi apprezza il resto della produzione di Hesse...
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