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La giovane Else
Detentore di un grande successo negli anni della sua opera e considerato da Sigmund Freud una sorta di suo “doppio”, Arthur Schnitzler è un autore a cui mi sono approcciato con ragionevoli aspettative. Considerato tra gli autori che hanno messo a punto la tecnica narrativa del monologo interiore e del flusso di coscienza, la padroneggia in maniera notevole.
“La signorina Else” è scritto, per l’appunto, come il lungo monologo interiore di questa ragazza di buona famiglia borghese, che al momento della narrazione si trova in vacanza in montagna con alcuni parenti e conoscenti, alloggiata insieme a loro in un albergo. Già dalle prime battute la protagonista ci si presenta in maniera forte (grazie alla tecnica narrativa) e la percepiamo come una ragazzina ancora piuttosto immatura, superba e un po’ frivola. Tuttavia, a sconvolgere la permanenza della ragazza e della narrazione irrompe un telegramma della madre di lei. In questa missiva, la donna invita sua figlia a chiedere trentamila fiorini a un certo signor von Dorsday, per evitare che suo padre (avvocato anche piuttosto eminente) venga sbattuto in galera per debiti di gioco. Da questo punto in poi, il flusso di coscienza di Else comincia a contorcersi, a velocizzarsi. Quando, dopo alcune pagine di conflitto interiore, si deciderà ad avanzare la proposta a quell’uomo che sembra essere l’unico in grado di risollevare le sorti di suo padre, riceverà da lui una proposta che porterà i suoi pensieri e la sua vita a una deriva frenetica, dalla quale il lettore viene praticamente travolto.
Quello che emerge, data la varietà di pensieri di cui verremo a conoscenza nelle pagine successive, è l’immaturità di Else che si trova improvvisamente ad affrontare la crudeltà della vita e dell’ambiente di cui fa parte. Lo sconcerto dovuto alla richiesta di von Dorsday (che chiede di vedere il suo corpo nudo, in cambio della somma di cui la sua famiglia necessita) la porterà a mettere in discussione la sua stessa individualità che, non essendo ancora precisamente formata, genererà pensieri contrastanti se non addirittura agli estremi opposti. In certi momenti parla di sé stessa come di una sgualdrina che finalmente accetta le proprie inclinazioni, subito dopo partorirà pensieri dignitosi e il desiderio d’una vita distinta e onorevole. L’affetto filiale si scontrerà con la constatazione che sua madre sta costringendola a vendere sé stessa e che suo padre sta silenziosamente assentendo, mentre la società nella quale è cresciuta si mostrerà in tutta la sua ipocrisia: nessuno mostra, infatti, di avere a cuore la salute di Else, ma soltanto quelle che saranno le ripercussioni superficiali degli eventi, gli scandali.
Seppure i temi non siano quelli che amo di più e lo strumento narrativo sia di per sé molto efficace a livello di caratterizzazione ma piuttosto ripetitivo e in certi tratti noioso, si tratta comunque di un racconto interessante.
“[…] perché nessuno si occupa mai di com’è fatta un’altra persona. Bacetti e carezze perché sei tanto bellina, un po’ d’inquietudine quando hai la febbre, poi ti spediscono a scuola, e a casa ti fanno imparare il pianoforte e il francese, d’estate ti portano in campagna, per la tua festa ricevi qualche regalo e a tavola si parla del più e del meno. Ma di ciò che mi passa dentro, di ciò che si agita nel mio animo e mi fa paura, di questo vi siete mai preoccupati?”
Commenti
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pur avendone riscontrato l'innovazione, come nel tuo caso non mi ha folgorato.
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Libro letto vari anni fa. L'ho trovato molto innovativo nella scrittura. L'ho apprezzato , ma non l'ho amato.
Penso che tu abbia ragione di porre l'immaturità come base per comprendere il personaggio di Else.