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Il Conte di Montecristo
 
Il Conte di Montecristo 2021-01-27 15:55:45 assuntabruno
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assuntabruno Opinione inserita da assuntabruno    27 Gennaio, 2021
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Attendere e sperare

“Sono colui che vi aveva condannato a morire di fame, e che pur tuttavia vi perdona, giacchè egli stesso abbisogna di essere perdonato: io sono Edmond Dantès”. Questa frase condensa la parabola discendente e poi ascendente del suo protagonista. Edmond Dantès: il marinaio, il forzato, il conte dalla ricchezza inesorabile, il vendicatore, la mano di Dio ed infine l’individuo in cui emerge, dopo tanto soffrire, l’anelito di pace ed il desiderio di essere amato.
Di questa opera tanto si è discettato, da essa sono stati tratti pieces teatrali, film e serie tv. Del protagonista stesso molto si è scritto, in particolare della contrapposizione tra il giovane ed entusiasta marinaio e l’ombroso ed erudito conte. Sarebbe presuntuoso credere di poter risolvere in poche battute un dibattito che per quasi due secoli i lumi letterati hanno portato avanti.
Quello che mi piacerebbe fare è solo fornire alcuni spunti di riflessione, personali ed opinabili, che solletichino chi leggerà questo mio contributo ad approcciarsi ad un’opera meravigliosa.
Ciò che mi ha colpito particolarmente è l’alone di mistero che non soltanto aleggia intorno alla figura di Dantès-Montecristo, ma che avvolge l’intera storia della “venuta al mondo” del romanzo. Scritto a puntate su riviste dell’epoca, una volta morto Dumas padre, il testo fu oggetto di rimaneggiamenti e cambiamenti che portarono a versioni differenti del manoscritto orginario, ormai irrimediabilmente trasformato e pubblicato in edizioni differenti l’una dall’altra, talvolta con capitoli diversi, con censure o estensioni della trama. Di conseguenza, motivazioni editoriali e motivazioni di traduzioni confuse e più o meno discostate dal significato originale hanno fatto sì che quello che oggi abbiamo tra le mani non sia sicuramente il prodotto puro ed integrale pensato e scritto da Dumas padre e dai suoi collaboratori.
L’iter travagliato di questa opera ha destato in me il forte interesse a saperne di più. Così mi sono imbattuta nell’ultima edizione, curata da Claude Schopp, il massimo esperto del conte di Montecristo, che non ha fatto altro che riunire tutti i carteggi e le edizioni di Dumas per tirar fuori una nuova edizione, la più vicina a quella partorita dall’autore.
Leggere un tomo di oltre mille pagine può sembrare un’impresa ardua, ma questo romanzo è veloce nella scrittura, accattivante nelle descrizioni, e colmo di quel pathos e della carica emotiva che tengono il lettore incollato alle pagine. Ogni personaggio è ben caratterizzato, ha una sua storia ed una propria evoluzione, ma soprattutto tutti, anche lo stesso Montecristo, non sono immuni dal peccato.
Il Montecristo- vendicatorein quanto incarcerato, umiliato e sbeffeggiato, è colui che pecca di yubris per aver creduto di essere la mano del Dio del vecchio Testamento, quasi come il Gabriel angelo della morte.
Dantès, dunque, pecca come coloro che gli hanno fatto del male ed è proprio attraverso il rancore, la vendetta e la trama sinistra così ben orchestrata che egli farà ritorno in quella cella che era stata la sua tomba per quasi vent’anni, ma con una consapevolezza nuova: il perdono.
Il perdono ed il passaggio dal Dio vendicatore dell’Antica Legge al Signore che, da padre, ti abbraccia e ti perdona.
Ecco perché ho amato il conte di Montecristo…. perché mi ha insegnato qualcosa, di scontato? No, di bello ed universale. Il perdono.

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