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La Fatica di sopravvivere
Altro capitolo della serie del "I Rougon-Macquart" questo tomo ha dalla sua la denuncia delle infami condizioni umane e lavorative in cui debbono vivere i minatori e le loro famiglie, sospese in un mondo a parte, dimenticato da tutti, dove le giornate sono scandite dalle fatica, la fatica e ancora la fatica.
Fin quando morte non sopraggiunga per qualche complicazione polmonare o qualche malattia della pelle. O peggio ancora il crollo della miniera stessa. Sotterrati vivi.
Un inferno in terra, dove il buon Zola decide di farci sprofondare sin dai primi capitoli del libro.
I visi stravolti dalle immani fatiche di scavare e sprofondare nelle viscere della terra, laddove non giunge luce, dove gli occhi a stento riescono a rimanere aperti a causa dei miasmi del terreno e della polvere che si insinua mortifera nel corpo, che acceca, che rende la pelle nera come pece.
E poi la sofferenza di riemergere ancora vivi, come morti arrancare verso le misere abitazioni, talmente stanchi da non riuscire neanche a mangiare una ciotola di misera minestra e ancora sporchi mettersi a dormire in attesa che giunga l'alba e un altra giornata di fatica immane.
Insomma una lettura che toglie il fiato, che ci conduce, sempre con precisione certosina, di questo genio di autore francese, nella psiche e nel fisico dei personaggi descritti con maniacale precisone e chirurgica perfezione. In certi passaggi sembra di essere anche noi sprofondati in questo immane girone dantesco che erano (sono) le miniere.
Si spengono le luci della scintillante Parigi. E' finita l'illusione di una società più equa dove con il progresso industriale, ci sarebbero state meno disparità sociali. L'ideologia del potere si consuma attraverso il destino di migliaia e migliaia di sfortunati che hanno avuto la più grande sventura che possa capitare quando si nasce: essere atavicamente inesorabilmente poveri, con tutto quello che ne consegue.
E mentre nei cafè di Montmatre e di Montparnasse, mesdames et messieurs
sorseggiano seduti ai loro tavolini un buon thè o addentano un croissant alle mele baciati da un tenero sole primaverile, chiacchierando amabilmente sul tempo e sullo spettacolo che daranno all'Operà, a pochi chilometri dalla ville lumière, inghiottiti dalla terra, quasi ciechi migliaia di disperati si chiederanno se riusciranno a rivedere la luce del sole e intanto scavano e scavano ancora......la Democrazia che bella invenzione......
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Nanà
Commenti
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Zola è un autore che voglio approfondire.
Posso chiederti qual è il tuo romanzo preferito nel ciclo dei "Rougon-Macquart"?
Oltre a "Germinal", ho sentito parlare bene anche de "Il ventre di Parigi" e de "L'ammazzatoio" ("L'Assommoir").
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