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Golja contro Golja
Romanzo breve o racconto lungo appartenente alla primissima produzione del grande scrittore russo, composto un anno dopo” Povera gente”, il suo debutto letterario, che non gode però della stessa fortuna anche se, a ben vedere, rappresenta per la prima volta uno dei temi portanti di tutta la sua produzione, quello dello sdoppiamento della personalità. Embrionale in questa prova è anche l’interesse dall’autore, sempre dimostrato poi , verso la realtà sociale e, già netta, la sua vivida capacità di rappresentare la stratificazione sociale. A voler insistere, è notevole pure la tecnica di rappresentazione dei pensieri del protagonista e la capacità di gestire la voce narrante; se ricordiamo che si tratta, in fin dei conti, di un giovane scrittore alla sua seconda prova letteraria e ancora non profondamente segnato dalle successive vicende biografiche le quali tanta materia di ispirazione gli fornirono poi.
A leggerlo oggi, “Il sosia”, risulta una lettura non agevole, intrappolata la trama in un susseguirsi di albe e tramonti che scandiscono quattro giornate del protagonista Goljadkin, “il nostro eroe” , il quale - tutto sommato- altro non fa che cercare di intrufolarsi in casa delle donna che ama ma che appartiene ad un rango sociale che non prevede la sua presenza: tutto è per lui negazione. Nessuno lo riceve, nessuno lo nota, il suo è un anonimato che vive infine il paradosso, improvviso, di essere duplicato in un altro essere vivente in tutto e per tutto uguale a lui. Inizialmente, seppur stupito per l’incontro inaspettato e fonte di grande tensione emotiva, il povero Goljadkin accetta il suo sosia , lo accoglie e lo riceve perfino in casa, ma già dal mattino dopo il suo doppio lo surclassa, lo sminuisce, arrivando a sostituirsi a lui pure in ufficio e in ogni luogo della vita sociale dove Goljadkin avrebbe ambito manifestarsi, senza riuscirci. Il sosia sarà protagonista assoluto però, ben accetto da tutti, l’esatto contrario della sua matrice.
Non è semplice la lettura perché è un dato di fatto che tale rappresentazione scenica non può essere reale, tutto è creato nella mente malata del protagonista, eppure il lettore è portato a leggere la vicenda e a viverla come se i protagonisti fossero scenicamente due. Più volte mi è capitato di soffermarmi a pensare i singoli episodi mettendo in scena solo il Goljadkin senior , ma, credetemi, non è stato semplice, Il Goljadkin junior si riaffacciava prepotentemente nella scena, la faceva tutta sua, soffocava il nostro eroe e lo annientava lentamente …
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Non ho letto questo lungo racconto, e non ne sono attratto, tanto più che l'hai trovato di lettura "non agevole" . Preferirei rileggere i grandi romanzi dell'autore, come recentemente ho fatto con "L'idiota" , che m'è parso ancor più bello e affascinante rispetto alla prima lettura di anni fa.