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I titoli dei capitoli qui sicuro non ci stanno
Primo romanzo pubblicato da Dickens, "Il Circolo Pickwick" è indubbiamente la sua opera che più risente dell'essere stata pensata come una pubblicazione mensile; il volume pecca infatti di una trama vera e propria, proponendo invece una serie di episodi collegati solo in parte tra loro.
La storia viene narrata da un ipotetico segretario del Circolo che, tramite gli appunti dei soci, ricostruisce le avventure vissute nel corso di svariati mesi dal fondatore Samuel Pickwick e dai suoi amici Tupman, Snodgrass e Winkle, oltre ad una moltitudine di altri personaggi. L'autore non mantiene un'assoluta fedeltà al registro narrativo, aggiungendo spesso scene delle quali non potrebbe in alcun modo essere a conoscenza, ma nel complesso ciò non pregiudica la scorrevolezza della lettura.
La vicenda ha un tono principalmente comico e si pone infatti come una satira della società inglese dell'epoca; tutti i suoi aspetti vengono criticati tramite la loro esasperazione: il matrimonio, la politica locale, il sistema giudiziario e quello carcerario diventano una mera pantomima. L'assurdo apparato composto da avvocati truffaldini, giudici frettolosi e secondini compiacenti diventerà la vittima prediletta della ridicolizzazione anche nelle opere dickensiane successive, essendo un tema ben conosciuto dall'autore che già qui inserisce degli elementi autobiografici.
Come detto, trovare una trama è pressoché inutile: all'inizio della storia Pickwick propone agli amici di intraprendere un breve viaggio didattico nelle città di provincia, e in quest'occasione i nostri incontrano in modo spesso casuale i primi personaggi ricorrenti, tra i quali spiccano indubbiamente per carisma il fedele Sam Weller e Alfred Jingle, maestro dell'inganno e dotato di una parlantina sfiancante.
Seppur i personaggi ricompaiano in scena anche più volte, ogni episodio può considerarsi una vicenda a sè; queste narrazioni vengono inoltre interrotte da una dozzina di brevi storie raccontante dai personaggi come fossero eventi reali o inventate di sana pianta. A differenza del resto della narrazione, questi racconti hanno quasi sempre un tono molto più cupo e si avvicinano alle opere più mature di Dickens.
Questa differenza di tono è uno dei difetti principali, assieme alle mancanze nella caratterizzazione dei personaggi; quelli secondari sono quasi esclusivamente macchiette stereotipate, mentre i protagonisti sembrano privi di un passato, come fossero nati alla prima pagina del libro. Questo è molto evidente soprattutto nell'inverosimile ingenuità dimostrata da Pickwick stesso, come se avesse sempre vissuto in un mondo di gente onesta e cortese per settanta e passa anni.
Nel complesso, il romanzo riesce nel suo intento di porre in ridicolo alcuni costrutti sociali, strappando nel contempo ben più di una risata con il suo umorismo realistico: oltre ad avere degli eccellenti tempi comici, le gag non sono mai sopra le righe e le situazioni in cui si trovano i personaggi loro malgrado risultano verosimili.
L'edizione Newton Compton propone una traduzione valida e un'ottima introduzione. Ovviamente è molto scomoda dal punto di vista della maneggiabilità, ma il difetto più evidente è la presenza di parecchi refusi dati dalla mancanza di una revisione più attenta.
NB: Libro letto nell'edizione Newton Compton