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“L’avvenire è dei furbi”
Se un classico è un romanzo che, a distanza di tempo, è in grado di parlarci tornando attuale come un fantasma, allora indubbiamente siamo al cospetto di un grande classico. Il mondo di Bel Ami è la Parigi della Terza Repubblica, eppure i caratteri che Maupassant coglie e ritrae con verità sono in fondo gli stessi che possiamo osservare nella società che ci circonda, ed è proprio questa straordinaria attualità, che sa quasi di preveggenza, a rendere interessante, e amarissima, questa lettura.
Ignorante, furbo, superficiale, Georges Duroy non è che un cialtrone animato da un unico, bruciante desiderio: affermarsi, a qualunque costo. Fa carriera nel giornalismo, senza sapere scrivere. Colleziona una sfilza di amanti, senza sapere amare nessuno. Si arrampica sulla scala sociale, senza possedere alcun talento. Eppure, non c’è mai soddisfazione in quel suo animo insaziabile ed egoista, perché l’ambizione si mescola all’invidia e ogni conquista ottenuta non è mai abbastanza per placare la fame di successo, quando si vuole - e si crede di meritare - la vetta del mondo. Privo di scrupoli o sentimenti, Georges tira sempre dritto per la sua strada, sfruttando la stessa mediocrità che lo circonda perché, in fondo, in queste pagine, non si salva proprio nessuno. Né le donne, che si lasciano calpestare in nome di qualche illusorio attimo di passione. Né gli uomini, avidi, corrotti e intriganti. Poche le figure che si sottraggono a questa sostanziale vacuità, forse solo una, il vecchio Norbert de Varenne, poeta solo e fallito, a ricordarci che, alla fine del nostro cammino, l’euforia di glorie e denari si sbriciolerà davanti ai nostri occhi, rivelandosi in tutta la propria pochezza.
Maupassant fa parlare la realtà così come la osserva, con spirito arguto e ironico, in cui disprezzo si mescola a bonario divertimento. Inutile quindi cercare in queste pagine consolazione o redenzione, perché, allora come oggi, "l'avvenire è dei furbi". Ciò nonostante, sono proprio le parole del disilluso poeta a dispiegare un velo di morte sulle sfavillanti luci di fama e ricchezza, lasciandone percepire tutti i limiti. Quel che sconforta maggiormente è allora constatare come, ai nostri giorni, questo superficiale e meschino cannibalismo sociale si sia invece trasformato in una sorta di filosofia del successo, accettato con indifferenza, se non addirittura perseguito come ideale.
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Commenti
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Un grande abbraccio :)
Grazie per l'attenzione e il commento. Ciao,
Manuela
Decisamente migliori altri libri dell'autore, soprattutto "Pierre e Jean" , ma pure "Una vita" e "Il nostro cuore" .
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