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Lacrime
Gocce trattenute d’acqua salata si staccano lente dai bordi delle palpebre e rigano le guance paffute di “Boule de suif”, lasciando un sentiero di rabbia e di dolore. È la stessa scia di scoramento che rimane impressa nell’animo del lettore, il quale, chiusa l’ultima pagina, si sente furioso e impotente verso l’untuosa ipocrisia e il falso moralismo di chi cura solo i propri interessi, condendoli per di più con melliflue parole e impeccabili maniere mascherate da gentilezza e filantropia. Allora come oggi.
Siamo nel 1870, nella campagna normanna di Rouen occupata dai tedeschi durante la guerra franco-prussiana. E proprio da Rouen parte una diligenza in fuga con dieci personaggi: integri aristocratici e ricchi borghesi, due pie suore, un celebre democratico e una prostituta, soprannominata “Boule de suif”, palla di sego, per la sua floridezza. Bastano poche pennellate, ironiche e incisive, alla superba penna di Guy de Maupassant per far prendere vita ai sentimenti che animano la carrozza. Attraverso sguardi, gesti e parole percepiamo disprezzo e sdegno, generosità e patriottismo, solidità morale e arroganza, e veniamo messi di fronte alle ingiustizie della vita, che tradisce le speranze e gli ideali di un cuore buono in nome di ipocrisie e meschinità senza tempo.
Impossibile dunque non definire questo racconto un capolavoro, capace di coniugare finezza psicologica, altissima qualità letteraria e un’attenta riflessione sulle miserie e le debolezze umane. Nonostante il secolo che si porta sulle spalle, “Boule de suif” non ha a mio avviso perso smalto, freschezza e forza espressiva, restando un’opera capace di conquistare il lettore moderno così come fece con Zola e Flaubert.
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Un caro saluto,
Manuela
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