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Verso l'alto, ma non verso il Nord
"Flatlandia" è un racconto di genere fantascientifico decisamente originale perché narrato da un Quadrato che abita un mondo composto da due sole dimensioni; nella prima parte del volume il protagonista ci illustra le peculiarità della Flatlandia -dalla rigida scala sociale ai principali avvenimenti storici-, mentre nella seconda si sviluppa la trama vera e propria.
Il nostro Quadrato è un semplice avvocato, relativamente soddisfatto della sua placida esistenza; esistenza che viene prima turbata da un sogno nel quale incontra i monodimensionali abitanti di Linelandia, e poi del tutto stravolta con l'arrivo di una Sfera che lo trascina nella Spacelandia (in pratica, la nostra realtà tridimensionale), oltre a lasciargli intravedere anche la folle Pointlandia e prospettagli esistenza di una Thoughtlandia dove il pensiero diventa a sua volta Dimensione a parte.
Ovviamente queste rivelazioni da un lato turbano il narratore, ma dall'altro lo rendono ancor più avido di conoscenza e desideroso di condividere con altri il suo sapere; non trovando alcun riscontro tra i suoi concittadini, il Quadrato si rivolge direttamente a noi abitanti della Spacelandia, illustrandoci il suo mondo per poi arrivare per gradi ad immaginare una realtà superiore,
«Ma noi non possiamo renderci conto della nostra "altezza" più di quanto voi vi rendiate conto della vostra "super-altezza".»
inserendo anche un invito ai lettori affinché cerchino a loro volta la verità -sulle infinite dimensioni possibili, ma anche sulla società in cui vivono- andando oltre le imposizioni esterne.
«[Esiste la speranza che queste mie memorie] possano suscitare una razza di ribelli che si rifiutino di essere confinati in una Dimensionalità limitata.»
Per molti aspetti, questo titolo può essere visto come un primo esempio del genere distopico, che avrà poi diffusione e successo solo nel secolo successivo; ad esempio, la lettura del racconto di Abbott spinge sin dalle prime pagine a riflettere sui limiti del nostro mondo tridimensionale, che noi riteniamo tanto libero in confronto con la Flatlandia. In generale, pur essendo assurda nella sua fantasia, la storia si presta a moltissimi parallelismi: parlando dell'aspetto di un Cubo, il protagonista lo paragona ad un criminale Irregolare,
«[...] non mi sembra di vedere un Solido, ma un Piano come noi lo concepiamo in Flatlandia; solo di un'Irregolarità che è l'indice di un mostruoso criminale, tanto che la sua sola vista è penosa al mio occhio.»
riferendosi ad un pregiudizio molto forte e basato sul solo aspetto di un individuo. Si possono anche riscontrare delle analogie con avvenimenti storici reali; quando leggiamo della Rivolta Cromatica, che tenta di dare vita ad una società più equa per tutti gli individui, notiamo subito le nette somiglianze con la Rivoluzione Francese,
«Sottoposero pertanto a un'Assemblea generale e straordinaria di tutti gli Stati della Flatlandia un Progetto di Legge [...].»
non a caso entrambe le insurrezioni -dopo un iniziale successo- si rivelano destinate al fallimento, oltre a portare alla morte violenta dei rispettivi leader.
La descrizione della società flatlandese occupa parecchio spazio, e a ragione. In una gerarchia determinata dal numero di lati, in cui l'ascesa è possibile teoricamente a tutti ma in concreto molto ardua per le classi più umili, al vertice si trovano i Circoli, che esercitano una tirannia tanto spietata quanto pacata, per cui i cittadini accettano senza troppe preoccupazioni imposizioni per noi surreali.
«Subito egli [il neonato Triangolo Equilatero] viene sottratto agli orgogliosi ma dolenti genitori, per essere adottato da un Equilatero senza figli, [...].»
Nella Flatlandia non è inusuale venire eliminati per la minima imperfezione fisica, se si viene casualmente a conoscenza di informazioni riservante o semplicemente per limitare il numero delle classi inferiori.
Interessante notare come ci siano anche dei collegamenti tra le figure rappresentate e i ruoli scelti per loro da Abbott; pertanto, gli Isosceli dall'angolo più acuto non possono che essere dei soldati, mentre le Donne sono delle semplici Linee Rette,
«[Le Donne] sono del tutto prive di facoltà raziocinanti, e non hanno né potere riflessivo, né giudizio, né capacità di previsione, né, quasi, memoria.»
ed anche la loro caratterizzazione rispecchia questo basilare aspetto. Anche per queste frasi, Abbott fu tacciato di misantropia, critica che da un lato capisco ma credo andrebbe meglio contestualizzata: in fondo, a narrare la storia è un Quadrato che ha sempre vissuto solo in questa società e -nonostante il suo breve viaggio nella Spacelandia- non ha acquisito il nostro modo di ragionare.
Lo stile è molto chiaro, a tratti quasi didattico: ciò dimostra la natura da educatore di Abbott, tanto quanto i riferimenti alla fede religiosa rimarcano quella da ecclesiastico. La narrazione possiede comunque un certa verve per l'interazione con il lettore, nonché tocchi umoristici e satirici, come nel passaggio in cui si parla delle relazioni coniugali flatlandesi.
«C'è pace, se così si può chiamare l'assenza di strage, [...].»
Infine, un paio di osservazioni sull'edizione Adelphi. In linea di massima, la reputo valida, soprattutto per l'ottima prefazione a cura dello stesso traduttore; il saggio finale -in confronto- risulta un po' ridondante, e sinceramente non capisco perché alcune citazioni siano in lingua originale, mentre altre vengono tradotte. Meno bene alcuni termini desueti presenti nel testo, che avrebbe necessità di un piccolo aggiornamento.
NB: Libro letto nell'edizione Adelphi