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Giungo all'ultima pagina del romanzo e sorrido.
Vanità e orgoglio. Superiorità di classe e pregiudizio. Matrimonio d'amore e matrimonio di interesse: sono questi i temi di "Orgoglio e Pregiudizio" che Jane Austen definì "my own darling Child", il mio adorato Bambino. Si dedicò alla sua stesura quando aveva solo ventun'anni, anche se il romanzo rimase inedito fino al 1813.
"First impressions" era il titolo originario, che richiamava quelle prime erronee impressioni che Mr Darcy ed Elisabeth Bennet hanno inizialmente l'uno dell'altra. "È passabile, ma non abbastanza bella da tentare me; e al momento non sono dell'umore adatto per dare importanza a ragazze che sono ignorate da altri cavalieri", dice lui della secondogenita dei Bennet; dal canto suo, lei "con sentimenti non molto cordiali nei suoi confronti. Tuttavia raccontò la storia con grande spirito alle sue amiche". Pur d'accordo con la sua amica Charlotte secondo cui "non ci si può meravigliare che un giovanotto così raffinato... abbia un'alta opinione di se stesso", Elisabeth afferma "potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse umiliato il mio".
E saranno proprio loro, Mr Darcy ed Elisabeth, le creature letterarie più care alla Austen che della giovane Bennet dirà che è "la creatura più delicata mai stampata".
Nata e cresciuta in una famiglia con sei fratelli, vissuta a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, epoca in cui era impensabile che una donna potesse occuparsi in modo professionale di scrittura e guadagnare con essa, la Austen riflette la società del suo tempo (la socialità basata sulle visite ai vicini, i balli quali occasioni per trovare un marito, il matrimonio come mezzo affinché una donna di ceto medio-alto potesse sistemarsi) e pone la sua attenzione preminentemente sull'universo femminile offrendo una varietà di caratteri.
"Donna di intelligenza mediocre, di poco sapere e di un umore instabile", dai modi indecorosi e con l'unica preoccupazione di vedere le figlie convenientemente sposate: è Mrs Bennet, la madre di Elisabeth e delle sue sorelle.
Sono ben cinque e tutte diverse tra loro le giovani Bennet. Jane, la primogenita, è bella e amabile anche se è eccessivo quel suo credere che "tutto il mondo è buono e simpatico"; Elisabeth, Lizzy o Eliza come affettuosamente la chiamano, ha un'intelligenza vivace, è allegra ma anche troppo orgogliosa della sua capacita di discernimento che non la mette al riparo dal pregiudizio. Il legame tra le due rimarca quello che per affetto e confidenze unì Jane alla sorella maggiore Cassandra. Mary, pomposa e stupida, appare la più insignificante tra le sorelle Bennet; Catherine e Lydia, le minori, sono pigre, ignoranti e vanitose, insicura la prima e pertanto facilmente influenzabile dall'altra che è assai più frivola.
E poi c'è lei, Charlotte Lucas, che affronta il matrimonio con un pragmatismo che sorprende e delude la sua amica Lizzy che vuole innamorarsi e sposare l'uomo che ama. Come la Austen rifiutò alcune offerte di matrimonio così Lizzy rifiuta di sposare Mr Collins. (Difatti in una lettera della Austen alla nipote Fanny Knight si legge " Qualsiasi cosa è preferibile o più tollerabile dello sposarsi senza affetto"). Charlotte invece è consapevole che il matrimonio "era infatti l'unica sistemazione possibile per una giovane donna di buona famiglia e con pochi mezzi e, sebbene non desse la certezza della felicità, era pur sempre la miglior garanza contro la povertà". (Analogamente in un'altra sua lettera la Austen scrive " Le donne nubili hanno una terribile propensione a essere povere - il che è un argomento molto forte in favore del matrimonio").
La superba altezzosità, l'orgoglio e la presunzione di Lady Catherine de Bourgh, zia di Mr Darcy, superano di gran lunga quelli delle sorelle Bingley.
Anche l'universo maschile offre una varietà di caratteri. Mr Darcy è altezzoso, riservato, orgoglioso ma in realtà è generoso e di animo buono, il suo amico Bingley invece è allegro e gioviale, spontaneo e signorile. Altrettanto gioviale ma non certo onesto è Wickham. Il signor Bennet "era un miscuglio di prontezza di spirito, umorismo sarcastico, riservatezza e volubilità", "a sua moglie doveva ben poco, se non il fatto che la sua ignoranza e stupidità avevano contribuito a farlo divertire" e proprio in ciò Lizzy ravvisa la sconvenienza del suo comportamento che lo porta a rifuggire dai suoi doveri di genitore né evita di "esporre la moglie al disprezzo dei suoi stessi figli".
Mr Collins invece è il personaggio più assurdo in assoluto, un po' a metà tra il noioso e il grottesco: è un uomo di poca intelligenza, ossequioso, pomposo, servile e presuntuoso fino ai limiti del comico come nella scena della proposta di matrimonio a Lizzy.
Giungo all'ultima pagina del romanzo e sorrido. Sono sì passati oltre duecento anni da quando Jane Austen ha pubblicato il suo romanzo eppure ho il sentore che (tra gli altri) delle signore in stile Mrs Bennet, a lei vicina per l'irriducibile convinzione, pur forse fondata su motivi diversi, dell'opportunità del matrimonio per una donna, le conosco anche io.
E forse è davvero proprio questo uno dei tratti distintivi del romanzo: i suoi personaggi.
La Austen ne tratteggia di sciocchi, frivoli, romantici, generosi, superbamente orgogliosi, presuntuosi, pragmatici, bizzarri, indolenti: sbagliano, tutti e spesso, perché sono fragili e imperfetti, comuni ma non banali, non impossibili né mai troppo lontani.
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Qui siamo proprio nella grande letteratura inglese. Un romanzo piacevolissimo.
Penso che l'autrice abbia segnato una traccia da cui la narrativa inglese successiva abbia dovuto fare i conti. Ho appena terminato un libro di Trollope, un autore che apprezzo molto; ebbene più volte mi è venuta in mente la prosa della Austen.