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"IL MODERNO PROMETEO"
Spesso, leggendo, cerco di immaginare dove un certo personaggio sarebbe stato collocato da Dante all’interno dell’universo letterario della Commedia (soprattutto i personaggi poco graditi, viste le pesanti pene infernali). La storia del dottor Frankenstein penso che l’avremmo incontrata durante l’ascesa del monte Purgatorio, all’uscita della prima cornice, quella dove le anime dei superbi espiano i loro peccati. Nelle pareti di questa sono infatti rappresentati in bassorilievi gli esempi puniti dei maggiori superbi. Quindi, affianco alla caduta di Lucifero e alla distruzione della superba Troia, ci sarebbe stata anche la storia del mitico dottore.
Shelley costruisce un romanzo con al centro la superbia dell’uomo (riassunta perfettamente nel sottotitolo: “Il moderno Prometeo”) capace di ribellarsi alle leggi stesse della natura e ai vincoli da essa imposti. Partendo dagli studi compiuti in giovane età sulla filosofia naturale, smentita nel corso dei secoli dal progresso della scienza, il dottor Frankenstein si dedicherà comunque ad essa “per svelare al mondo i più profondi misteri della creazione”. Il prodotto di questi esperimenti, che lo porteranno a pratiche macabre di cucitura di cadaveri, sarà il Mostro: un Adamo ripudiato dal suo stesso creatore ancora prima di raccogliere il frutto della conoscenza.
La Shelley descrive nel minimo dettaglio la vicenda del Mostro non lasciando nulla al caso: dopo essere stato cacciato dalla società umana per il ribrezzo generato dal suo aspetto, si rifugerà in un bosco dove, osservando quotidianamente una famiglia, imparerà a parlare e a vivere come tutti gli esseri umani. Soprattutto imparerà cosa significa amare ed essere amati e la consapevolezza di questa assenza lo porterà a rendersi conto della sua misera condizione e a cercare vendetta, anelando che il suo creatore patisca la sua stessa solitudine e sofferenza.
L’architettura narrativa dell’opera è ben costruita e l’avvicinamento al punto focale della storia avviene gradualmente: il romanzo inizia con le lettere che il capitano Robert Walton scrive alla sorella durante un viaggio a scopo scientifico verso il polo nord; qui incontra casualmente Frankenstein che gli racconta la sua vicenda, la quale verrà poi trascritta dallo stesso capitano utilizzando la prima persona, compreso nelle parti narrate dal Mostro al dottore, e permettendo così che venga tramandata.
L’opera risente il peso degli anni, essendo ormai abituati a un ritmo calzante e a colpi di scena tipici del genere che invece qua non sono presenti, risultando agli occhi di un lettore moderno sicuramente meno avvincente.
Indicazioni utili
- sì
- no