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La signora Dalloway
 
La signora Dalloway 2020-09-15 23:22:25 archeomari
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    16 Settembre, 2020
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What is this terror? what is this ecstasy?

Vergognosa ammissione: è il mio primo libro, la mia prima Virginia Woolf. Mi è piaciuto, l’ho trovato un piccolo gioiello della letteratura . Un concentrato di pensieri, di flussi di coscienza quasi ininterrotti, scanditi dagli orologi e...dall’orologio per eccellenza, il Big Ben. Il concentrato di una sola giornata di metà giugno.
Scorrevolissima e piacevole la lettura, soprattutto quando ci si abitua allo stile narrativo. Splendida l’apertura, luminosa, vitale proprio come la protagonista, la signora Clarissa Dalloway, che proprio per festeggiare la vita, ha organizzato un ricevimento a casa sua, cui ha invitato la crème della società londinese.
Eccola: è una creatura vivace ed energica, nonostante abbia superato i cinquant’anni, che si affretta per le strade di Londra a comprare i fiori per la serata. È mattina, la frizzante aria le ricorda quando viveva a Bourton e spalancava le persiane, salutando il nuovo giorno. Dalla prima pagina partono subito i ricordi e i flashback: i corteggiamenti del fidanzato, Peter Walsh che l’accusava di essere rigida e fredda, i loro litigi e la partenza di lui per l’India, dove avrebbe trovato un’esotica amante, mentre Clarissa avrebbe sposato il più pacato, ma soprattutto ricco, Richard Dalloway.

Ci troviamo immersi nel traffico di una Londra del primo Novecento, reale, concreta con le sue strade, tutte rigorosamente nominate (Bond Street, St.James Street, Piccadilly e Trafalgar Square, etc.) e la voce narrante, onnisciente ed esterna alla storia ci fa imbattere nel secondo personaggio del libro, il deuteragonista, il doppio di Clarissa Dalloway, il giovane reduce di guerra, Septimus Warren Smith (e già il nome Warren, ricorda ‘war’, la guerra), che non si è ancora ripreso dallo shock di aver visto morire il suo commilitone. Si alterneranno i flussi di coscienza di Clarissa (io cui nome richiama già la luminosità, la luce) a quelli dell’inaspettato Peter Walsh tornata dall’India, a quelli di tutti gli altri personaggi, anche secondari. Sono i flussi di coscienza a delineare le azioni e la trama.
Interessante il contrasto Clarissa/Septimus, l’una rappresenta la voglia di vivere, la luminosità, l’apertura, l’altro il suicidio/le tenebre/la chiusura verso “la natura umana”, che sotto le spoglie di psichiatri e medici vogliono tormentarlo, secondo lui, e allontanarlo dalla moglie Lucrezia, di origini italiane.
L’una troppo rigida, forse vuota, l’altro troppo folle, avranno una terribile illuminazione, terrore o estasi?di più non dirò.
Il Tempo , la Memoria, i Ricordi involontari sono le tematiche ricorrenti di tutto il breve romanzo, che, non a caso, aveva come titolo originario “Le ore”. I rintocchi del Big Ben, a seguire altri orologi invadono letteralmente il salotto di Clarissa interrompendo il suo flusso di pensieri e talvolta sovrastano le conversazioni . Un tempo molto elastico, ora dilatato, ora sospeso, come nella scena dell’incidente di un reale inglese al centro di Londra, ora veloce. In Clarissa Dalloway la scrittrice infonde i suoi pensieri e le sue meditazioni sulla morte, sull’amore , sulla religione.

“Amore e religione! pensò Clarissa (...) che cose odiose, odiose!(..)Le cose più crudeli del mondo, e le vide, sì l’amore e la religione, due figure goffe, invasate e prepotenti, ipocrite, furtive, gelose, infinitamente crudeli e senza scrupoli (...). Aveva mai cercato di convertire qualcuno, lei? Non voleva al contrario che ognuno restasse se stesso? (...) Anche l’amore distrugge. Tutto ciò che era bello, tutto ciò che era vero, finiva”.

Da una prima lettura, la signora Dalloway può apparire, come appare in effetti a molte persone nella storia, vuota, falsa, poco profonda. Confesso di averla trovata poco simpatica, troppo leggera. Ma nel finale...

Vi consiglio l’edizione Feltrinelli per la cura del testo e l’interessante prefazione di Nadia Fusini che ripercorre la formazione del romanzo atttaverso le pagine del diario della Woolf.





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Nadia Fusini, che dea! Per altro ho recentemente acquistato "Le ore", libro premio Pulitzer che il nostro Giulio ha un po' stroncato, ma vista la mia passione per la Woolf non ho saputo resistere: praticamente descrive in parallelo la vita di tre donne, tra cui la Woolf stessa, una Signora Dalloway e un'altra, ma appena lo leggo saprò dirti di più. Comunque non è facile apprezzare la Woolf al primo colpo, brava ;)
Ciao Marianna! il mio primo approccio alla Woolf fu attraverso il romanzo "La crociera", in cui compaiono i coniugi Dalloway, ma sono personaggi marginali, quasi delle comparse. E' tra le scrittrici donne che personalmente apprezzo di più. Questo mi manca, assieme al suo famoso "Gita al faro", piccoli capolavori che ancora mi attendono.
siti
16 Settembre, 2020
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Mi ricordi che devo proseguire con Le onde. Ti piacerà l'universo Woolf!
Marianna, deduco che non hai letto "Gita al faro" . Lo considero uno dei libri più belli dell'intera letteratura. Spero di non crearti aspettative che possano poi deluderti, ma il fascino e l'incanto di questa lettura per me sono stati memorabili.
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archeomari
17 Settembre, 2020
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Sì, Dany, sono andata a vedere quando ho letto il tuo commento (anche se ti rispondo solo adesso), e "Le ore" era proprio il titolo originario di questo libro della Woolf. Voglio leggere sicuramente altro dell'autrice! Grazie e a presto
In risposta ad un precedente commento
archeomari
17 Settembre, 2020
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Ioana, l'invito ad una nuova condivisa è sempre valido!
In risposta ad un precedente commento
archeomari
17 Settembre, 2020
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Sì Laura, mi piace già!!
In risposta ad un precedente commento
archeomari
17 Settembre, 2020
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Emilio, deduzione esatta. Voglio proprio leggere questa Gita al faro! Grazie!
kafka62
18 Settembre, 2020
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Che grande romanzo! La Woolf scopre la bellezza della vita, ma - disgraziatamente - afferma che questa bellezza la si può cogliere solo retrospettivamente, quando l'attimo presente è stato già irreparabilmente confinato nel passato. Questo lo potrai notare ancora meglio in "Gita al faro", e non sai quanto ti invidio per il fatto che sei in procinto di leggere per la prima volta questo immenso capolavoro.
C.U.B.
21 Settembre, 2020
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Bello il tuo commento e ti confesso il mio blocco totale verso la Woolf, di cui per ben tre volte ho iniziato Gita al faro arrivando non oltre 80/90 pagine. LO trovo di una pesantezza assoluta ma non demordo, impossibile tutti lo trovino meraviglioso e io non ne regga mezzo !
Tra l'altro il soggetto Woolf mi piace moltissimo, verrà il giorno del quarto tentativo.
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