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What is this terror? what is this ecstasy?
Vergognosa ammissione: è il mio primo libro, la mia prima Virginia Woolf. Mi è piaciuto, l’ho trovato un piccolo gioiello della letteratura . Un concentrato di pensieri, di flussi di coscienza quasi ininterrotti, scanditi dagli orologi e...dall’orologio per eccellenza, il Big Ben. Il concentrato di una sola giornata di metà giugno.
Scorrevolissima e piacevole la lettura, soprattutto quando ci si abitua allo stile narrativo. Splendida l’apertura, luminosa, vitale proprio come la protagonista, la signora Clarissa Dalloway, che proprio per festeggiare la vita, ha organizzato un ricevimento a casa sua, cui ha invitato la crème della società londinese.
Eccola: è una creatura vivace ed energica, nonostante abbia superato i cinquant’anni, che si affretta per le strade di Londra a comprare i fiori per la serata. È mattina, la frizzante aria le ricorda quando viveva a Bourton e spalancava le persiane, salutando il nuovo giorno. Dalla prima pagina partono subito i ricordi e i flashback: i corteggiamenti del fidanzato, Peter Walsh che l’accusava di essere rigida e fredda, i loro litigi e la partenza di lui per l’India, dove avrebbe trovato un’esotica amante, mentre Clarissa avrebbe sposato il più pacato, ma soprattutto ricco, Richard Dalloway.
Ci troviamo immersi nel traffico di una Londra del primo Novecento, reale, concreta con le sue strade, tutte rigorosamente nominate (Bond Street, St.James Street, Piccadilly e Trafalgar Square, etc.) e la voce narrante, onnisciente ed esterna alla storia ci fa imbattere nel secondo personaggio del libro, il deuteragonista, il doppio di Clarissa Dalloway, il giovane reduce di guerra, Septimus Warren Smith (e già il nome Warren, ricorda ‘war’, la guerra), che non si è ancora ripreso dallo shock di aver visto morire il suo commilitone. Si alterneranno i flussi di coscienza di Clarissa (io cui nome richiama già la luminosità, la luce) a quelli dell’inaspettato Peter Walsh tornata dall’India, a quelli di tutti gli altri personaggi, anche secondari. Sono i flussi di coscienza a delineare le azioni e la trama.
Interessante il contrasto Clarissa/Septimus, l’una rappresenta la voglia di vivere, la luminosità, l’apertura, l’altro il suicidio/le tenebre/la chiusura verso “la natura umana”, che sotto le spoglie di psichiatri e medici vogliono tormentarlo, secondo lui, e allontanarlo dalla moglie Lucrezia, di origini italiane.
L’una troppo rigida, forse vuota, l’altro troppo folle, avranno una terribile illuminazione, terrore o estasi?di più non dirò.
Il Tempo , la Memoria, i Ricordi involontari sono le tematiche ricorrenti di tutto il breve romanzo, che, non a caso, aveva come titolo originario “Le ore”. I rintocchi del Big Ben, a seguire altri orologi invadono letteralmente il salotto di Clarissa interrompendo il suo flusso di pensieri e talvolta sovrastano le conversazioni . Un tempo molto elastico, ora dilatato, ora sospeso, come nella scena dell’incidente di un reale inglese al centro di Londra, ora veloce. In Clarissa Dalloway la scrittrice infonde i suoi pensieri e le sue meditazioni sulla morte, sull’amore , sulla religione.
“Amore e religione! pensò Clarissa (...) che cose odiose, odiose!(..)Le cose più crudeli del mondo, e le vide, sì l’amore e la religione, due figure goffe, invasate e prepotenti, ipocrite, furtive, gelose, infinitamente crudeli e senza scrupoli (...). Aveva mai cercato di convertire qualcuno, lei? Non voleva al contrario che ognuno restasse se stesso? (...) Anche l’amore distrugge. Tutto ciò che era bello, tutto ciò che era vero, finiva”.
Da una prima lettura, la signora Dalloway può apparire, come appare in effetti a molte persone nella storia, vuota, falsa, poco profonda. Confesso di averla trovata poco simpatica, troppo leggera. Ma nel finale...
Vi consiglio l’edizione Feltrinelli per la cura del testo e l’interessante prefazione di Nadia Fusini che ripercorre la formazione del romanzo atttaverso le pagine del diario della Woolf.
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Tra l'altro il soggetto Woolf mi piace moltissimo, verrà il giorno del quarto tentativo.
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