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Parigi nel cicchetto o Parigi nel pane
Il naturalismo di Zola ripercorre le tappe sull'evolversi della vita ed il suo precipitare sempre più in basso, nella miseria della metropoli parigina durante la metà dell'800.
Piu che un romanzo naturalistico è un quadro del sentire umano e della tara dell'alcool. Tocchiamo infatti le difficoltà economiche e di vita provocate da una mela marcia: l'alcolismo.
L'assomoir è pregna degli orrori anche clinici sul finale, dell'alcool. Uomini e donne che spendono tutta la paga nelle distillerie, nelle bettole e balere. L'alcool che sale e annebbia non solo la vista ma anche i sentimenti e ciò che ci rende umani. Un problema che attraversa società è tempi. Un maledetto male che provoca sofferenza.
Il precipizio di vita della protagonista Gervaise, mamma della più celebre Nanà (siamo nel ciclo dei Rougon Macquart). Donna avvezza al lavoro di lavandaia, attività descritta ovviamente da Zola che si era personalmente documentato sia sulla situazione lavorativa, sia sulle condizioni di vita, sia sul gergo delle periferie parigine.
Gervaise non manca di avere problemi con un primo uomo, Lantier, scansafatiche dal quale ha due figli piccini. Un bel giorno se ne va lasciandola in miseria. Lei si rimbocca le maniche e avrà un nuovo compagno, serio, che non la picchia e non beve, Coupeau un lattonniere.
Molte le vicende che si sommano, le famiglie invidiose della aspirazione di Gervaise che la porta ad aprirsi una lavanderia inizialmente rinomata e la bontà della protagonista. Ma un brutto incidente sul lavoro capovolge del tutto Coupeau che inizia a bere. Il passo sarà breve, nel mentre vedremo alla ribalta Lantier e un lento precipitare.
La situazione economica diventa erosa dalla mania del marito. La bottega chiude. La promiscuità di quel palazzo non lascia scampo alle malelingue e alle avventure piccole e grandi. La donna cambia in peggio anche lei, l'alcool era un vizio delle rispettive famiglie e torna. Spariscono i sentimenti positivi, sparisce la dignità, prendono vita le botte sulla pelle.
Non mi dilungo nella sintesi del libro perché è corposo ma merita. Un manuale di temi. La povertà che provoca un ambiente ostile e vivace allo stesso tempo. La fame porta a ridere, ad aiutarsi (poco) ma anche ad indebitarsi sempre più.
Le famiglie promiscue determinano una educazione poco consona nei bambini che crescono immischiati in quell'ambiente. L'ambiente che influenza l'animo umano quanto la fame e l'alcool. Personaggi caratterizzati molto bene, filosofia di vita che si odora, si tocca, si vive tra le pagine di una Parigi nella quale già c'era l'apparenza.
La povertà che aspira a star meglio e sull'orlo della fame vede i nuovi boulevard, le pubblicità, la ricchezza ed il consumismo (tema più approfondito ne Il paradiso delle Signore). Il lavoro è si tema importante ma non quanto lo sarà in Germinal, nell'assomoir non c'è la lotta di classe ma c'è la vita che scorre, le fatiche e le brutture umane.
Zola è Zola, la classe operaia che si muove e arrabatta i piedi sul selciato, pare di udirne i passi. Pare di vedere quelle facce terre, affamate o inebriante, silenziose o smaniose o braille aleggiare sotto i lampioni a gas o sotto il sole afoso estivo o sotto la neve tagliente. Molti aneddoti sono tratti dalla cronaca dell'epoca e la descrizione della città è fotografica.
Le epoche passano, cambiamo gli abiti ma qualcosa alla base sembra un sempeverde. Il legame ed il condizionamento tra ambiente, individuo, idee ed azioni che però non possono significare giustificazionismo, bensì condanna di ciò che è condannnabile moralmente. Ma la morale fin dove si può spingere quando il pane non è nella dispensa? Cosa può arrivare a giustificare l'animo umano per arrivare a fine mese? Degno di nota è l'attenzione sulla violenza di genere su donne e bambine a causa di uomini violenti. Il ciclo del romanzo tocca eventi felici e orrendi (rottura di un amore, matrimonio, crescita lavorativa, festa di compleanno, lutti, miseria, fuga della figlia, fame, morte)
Ho amato moltissimo Germinal e Thérèse Raquin. L'assomoir a tratti è pesante.
Al lettore interessato: non leggerlo se vivi un periodo molto negativo e non consiglio come prima lettura di Zola. Scrittura grezza, gergale, elaborata e stilisticamente studiata a puntino per calarci nei boulevard.
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Commenti
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Pure a me è molto piaciuto "T. Raquin" , con quel finale crudamente indimenticabile.