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Quanti modi di morire
Era il mattino del 27 febbraio 1846, il dottor Semmelweis attraversava i giardini dell’Ospizio generale di Vienna per raggiungere il padiglione di ostetricia diretto dal professor Klin, cui era stato assegnato.
Suona la campanella, tintinna ancora, squilla in continuazione, spettrale ed angosciante accompagna i passi del sacerdote a recarsi sul letto di morte dell’ennesima giovane donna.
Louis Ferdinand Destouches amò la medicina, la praticò ed in essa credette fortemente.
Lavorò alla sua tesi concentrandosi su un’icona dell’Ottocento, Ignazio Filippo Semmelweis, colui che con la sua tenacia riuscì a scoprire le cause delle infezioni puerperali, che condannavo a morte migliaia di pazienti.
Louis Ferdinand, divenuto nel frattempo Céline, fece ripubblicare la sua opera nel 1952.
Breve ed intenso racconto dal soggetto interessantissimo, lo scrittore dalla penna biforcuta e feroce rende onore al Semmelweis e perseguita esplicitamente coloro che – ciechi, invidiosi e cattivi - lo vessarono, lo affondarono, lo uccisero.
Céline stride tra le righe, angolazione a centottanta gradi, penna immatricolata senza freni su frasi caustiche che rendono dannazione al dannato e sprezzanti additano lo stupido, il cappello con orecchie d’asino ben calcato in testa. Nel mezzo, la stima e l’affetto per il genio incompreso ed una musicalità di scrittura latente, che non riesco a collocare eppure non posso non sentire e risentire in continuazione, come un acufene -stavolta melodioso- che esonda dalle mie orecchie e ritma il fruscio di queste pagine che scorrono nitide e appassionate.
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