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Spine di ghiaccio
Una spessa crosta di neve, pura e azzurrina, ricopre la campagna del Massachussetts: i campi, il bosco di larici e abeti, la piccola distesa d’acqua incastrata tra le colline. Si può indovinare la vita brulicare sotto la superficie, ma all’esterno ci sono solo gelo, silenzio e immobilità. A volte, però, non è solo la natura a cristallizzarsi in spine di ghiaccio, è la vita stessa.
Ethan Frome ha solo ventotto anni, ma le sue giornate hanno già preso le sembianze di una lugubre e desolante quotidianità. Il lavoro in segheria, che consente a malapena la sopravvivenza. Il matrimonio con Zeena, una scelta fatta per non restare soli, in nome delle convenzioni sociali e della gratitudine, trasformatosi ben presto in un’angusta prigione senza affetto, condivisione, sorrisi. Zeena si aggrappa a malori immaginari e rancori fermentati, pur di dare un senso a un’esistenza scialba e incolore. Ethan si aggrappa a un’illusione d’amore, rifugiandosi in un mondo di immaginazione, in cui può sognare la giovane Mattie, abbandonarsi all’ebbrezza di uno sguardo rubato, indovinare un sentimento dietro un gesto o un rossore. È la vita che brulica, e cerca di sopravvivere, sotto la crosta ghiacciata di giornate silenziose e sempre uguali, che non offrono possibilità alcuna ai sentimenti. Gelosia, dolore, rabbia, amore restano parole che muoiono sulle labbra, voci mute che nessuno può sentire, pulsioni inespresse schiacciate dal peso della realtà.
Si può sfuggire a tutto questo? Negli scenari che ci propone Edith Wharton non è possibile cercare di rispondere a questa domanda senza tenere conto dei fattori sociali. Le convenzioni e le ipocrisie, nella ricca società newyorkese. La povertà e lo squallore, nella provincia rurale americana. Se non la felicità, il denaro può comprare la libertà di scegliere, di girare pagina, di inseguire un sogno senza la responsabilità morale di lasciare chi resta nella solitudine e nell’indigenza. Ancora una volta, la celebre scrittrice statunitense ci racconta con sensibile delicatezza e profondità la sofferenza umana, intrappolata dal perbenismo, dalle scelte sbagliate, dalle regole sociali. Sono pagine bellissime, quelle in cui descrive la dolcezza di un’innocente illusione d’amore e la tacita malinconia di un paesaggio innevato, in cui si riflette tutta la miseria di una vita congelata.
“Ethan ebbe la sensazione che una mano invisibile gli legasse il cuore con delle corde e gliele stringesse sempre più ad ogni tic dell'orologio. Due volte aprì le labbra per parlare e due volte si sentì mancare il respiro.”
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Tempo fa ho letto "L'età dell'innocenza" e l'ho molto apprezzato, dalle tue parole capisco che questo libro ne è assolutamente all'altezza. Un'ottima segnalazione!
Mi scuso innanzitutto per il ritardo della risposta, e vi ringrazio davvero per la gentilezza e l'attenzione.
@Ioana e Liviana, è un breve romanzo, ma che condensa temi e stile della Wharton, spero davvero piacerà anche a voi!
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