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L'ordine precostituito e inderogabile
Una società fondata sull’ordine e il rispetto e in cui dogmi tassativi e inderogabili vengono imposti e rispettati tanto da punire nel modo più feroce e severo ogni crimine e ogni elemento che fuoriesca dagli schemi precostituiti, è il teatro dove si svolgono le vicende proposte da Gogol’. A far da principali attori in questo lungo atto sono il padre Taras Bul’ba e i due giovani Ostap e Andrij. A far da padrone, il patriottismo che inonda con i suoi colori gli ambienti circostanti del mondo cosacco. Un mondo con tante restrizioni, isolato e condotto da alcuni denominatori comuni quali l’odio per i turchi e la guerra. Non c’è spazio per il sentimento, non c’è spazio per niente che non sia la gloria, la vittoria. In questo scenario le donne non sono altro che uno strumento atto a far da cornice e con l’unico compito della filiazione, della casa e della famiglia a cui adempiere.
Il ritmo è serrato, le descrizioni non risparmiano niente al lettore, il componimento, seppur breve, arriva dritto come una lama nel cuore, vi si conficca e resta. In questa opera Gogol’ confeziona un racconto in cui è custodito l’intero dogma della conflittualità tra l’affermazione di sé in una società che non ammette altro che l’omologazione. La tenerezza è temuta, l’amore è un sentimento che non ha possibilità di vittoria e che anzi deve essere fermato e placato in ogni modo. La psicologia dei personaggi è forte e ben strutturata tanto da suscitare empatia nel conoscitore che si sente trasportato e completamente immedesimato negli eventi che si susseguono.
Le pagine giungono al loro compimento e alla loro conclusione in modo rapido, conquistano senza difficoltà, sono graffianti, vivide. Un testo forse di piccole dimensioni ma di grande contenuto e di grande riflessione. Da leggere.
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