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L'imperatore di Portugallia
 
L'imperatore di Portugallia 2020-06-19 08:44:36 68
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
68 Opinione inserita da 68    19 Giugno, 2020
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Omnia vincit amor

Il potere di un amore talmente profondo da condurre alla pazzia, la purezza e gratuità del quale superano i confini del vivibile, un amore le cui parole esprimono la propria essenza e al cui cospetto non rimane nulla da espiare.
“ L’Imperatore di Portugallia “, fiaba e realtà, ci accompagna in un mondo di simboli, tradizioni, follia, sogno, concretezza, un paesaggio che ogni volta si dissolve e ritorna.
È l’amore di un padre burbero, inaridito da una vita senza gioia, un cuore che improvvisamente ricomincia a battere di sentimenti, il cuore di un essere umano.
Una doppia nascita, Klara Gulla, figlia adorata e prediletta e il cuore di un uomo nuovo dal momento in cui la bambina gli e’ stata messa tra le braccia, finora ostile e amaro verso tutto, compreso se stesso, ora pervaso di beatitudine e dolcezza.
Il padre di una bambina così straordinaria non può essere solo un povero bracciante, ha ...” un tesoro da mostrare “.... e ..” un fiore di cui fregiarsi “...., è ...” ricco con i ricchi e potente con i potenti “.... , Jan e Klara Gulla, tagliati della stessa stoffa, speculari, sempre insieme, in grado di leggersi dentro.
Diciassette anni di vita, gioie, orgoglio, passione, fino a quando Klara desiderera’ andare altrove, nel vasto mondo, sospinta dal dovere figliale di estinguere un debito famigliare.
Da questo istante per Jan tutto cambia, la tristezza incombe, il senso della vita viene meno, un padre senza difese e senza riparo che accoglie dolore e struggimento in un cuore che ha ripreso a battere.
È allora che rincorre l’ attesa sperando in un ritorno ogni volta rimandato, respingendo voci malevole e immotivate, inventando e riproducendo un reale immaginario, un microcosmo personalizzato, un po’ magico e un po’ tragicomico, nel quale esiste una principessa di un regno ( di Portugallia ) senza fame e povertà, abitato dalla pace perpetua e dalla serenità. E il padre di un imperatrice siffatta, così riccamente vestita, non può che diventare imperatore, Johannes di Portugallia.
Il confine tra reale insostenibile e follia sentimentale genera curiosità, ostilità, incredulità, scherno, compassione, una mistura di epicita’ e rappresentazione di se’, indossando un berretto di cuoio e un bastone imperiale, un imperatore che la gente vuole onorare.
Il proprio sogno folle lo priverà del lavoro, un sovrano detronizzato con il dono della divinazione e l’idea di incontrare qualcuno che assecondi la sua pazzia chiamandolo imperatore per sentire raccontare le sue fantasie.
Tradito nella forza del proprio amore e nel desiderio di protezione, annientato dall’ indifferenza di una fuga non annunciata, azzerando dimensione umana e voglia di vivere, la pazzia svelerà l’ autenticità di un sentimento al cospetto del quale restituire un amore del tutto gratuito e speculare.
Selma Lagerlof, prima donna insignita del premio Nobel nel 1909, scrisse questo romanzo qualche anno dopo ( 1914 ) ambientandolo nella seconda metà dell’ 800 all’ interno della provincia del Varmland, un territorio spoglio e selvaggio da lei ben conosciuto in un clima di passaggio dalla civiltà agricola a quella industriale.
E il mondo contadino, suddiviso in classi distinte, è rappresentato nei propri caratteri definenti, un microcosmo fondato sulla consuetudine dei rapporti bracciante-proprietario, mentre i signori vivono separatamente. Ed e’ rilevante, in questo contesto, l’ aspetto religioso, raffigurato nella figura del pastore, un sistema spirituale ed educativo di importanza primaria per la comunità.
Il tema di fondo del racconto, omnia vincit amor, qui rappresentato dalla centralità di un sentimento paterno totalizzante, rivive anche nell’ inserimento di vicende e personaggi collaterali di assoluta rilevanza.
Una scrittura lineare, semplificata, a metà tra il reale e il fiabesco, il naturale e il soprannaturale, un’ alternanza di sogno e di particolari contingenti che restituiscono un’ armoniosa presenza in una ricchezza assoluta di forma e contenuti.

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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Bella presentazione, Gianni.
In prima lettura già mi era molto piaciuto. Dopo averlo riletto, posso dire che per me è un capolavoro : vi ho scoperto dettagli rivelatori e rimandi profondamente simbolici.
Ho trovato commovente che nel discorso tenuto per il Nobel abbia lasciato un ricordo del padre abbastanza struggente, che mi fatto capire che questo libro ha celata una forte impronta autobiografica : contro il volere del padre , che la amava immensamente, ha scelto di trasferirsi a Stoccolma per gli studi. Il genitore morì. Lei, poi, col denaro del Premio Nobel, riacquistò la vecchia tenuta di famiglia, dove trascorse l'infanzia e che era molto cara al padre.
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68
20 Giugno, 2020
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Sì, ho letto al riguardo che riacquistò la vecchia tenuta alla quale la famiglia dovette rinunciare per problemi economici e della forte impronta autobiografica di alcuni suoi testi nella rievocazione di un mondo vissuto nella infanzia e nei racconti dei suoi famigliari, di questo legame con il padre, lei che mai si sposò.
Che bella lettura, Gianni! Lo ricordo in modo molto vivido, quando le opere si imprimono così nel mio immaginario, non posso dire di più: capolavoro!
In risposta ad un precedente commento
68
23 Giugno, 2020
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Ciao Laura, sì, un romanzo necessario, lirico e struggente, una autrice da approfondire sicuramente, con una biografia molto interessante
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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