Dettagli Recensione
Multiforme esperienza di lettura
Straordinaria opera d’arte, trascende le forme, oltrepassa il contenuto, nutrendosi in modo parossistico , paradossalmente, di forma e di contenuto. Risolvo il paradosso: è un romanzo corposo per numero di pagine ma ha come oggetto una sola giornata, il 16 giugno del 1904, che sia un romanzo poi , in senso stretto, non è nemmeno affermabile, pare essere più un catalogo di forme letterarie, e di contro, è un corposo concentrato di una moltitudine di contenuti che oltre ad attestare l’impressionante ricchezza culturale del suo autore, mette a dura prova il lettore, il quale può solo sentirsi un minimo appagato quando rinviene, senza l’ausilio dell’apparato critico, un rimando a lui noto. Senza pensare a quelli strettamente legati al qui e ora che li ha generati e che si perdono in un metatesto dato dall’intrecciarsi di slang, tradizione popolare, substrato culturale che solo un dublinese dei primi del Novecento potrebbe cogliere. Opera multiforme, si è detto, ma soprattutto contenitore e naturale proseguimento di altre tradizioni letterarie, derivanti da contesti storici e culturali che, pur rappresentando un continuum naturale, sono prodotti letterari unici e inimitabili; eppure qui presenti e rivitalizzati e perpetuati, se mai ce ne fosse bisogno. La triade rappresentata da Omero, Dante, Shaekespeare; per dire la più macroscopica. Un filo conduttore poi, eterno leit motiv, di matrice musicale, non tanto l’opera mozartiana, quanto il suo libretto, la sua parte testuale, Da Ponte e il suo “vorrei e non vorrei” o “là ci darem la mano”, un motivo sensuale a sfondo mefistofelico; un richiamo circolare a quel plot narrativo apparentemente esile che potrebbe farci accostare Il Don Giovanni di tanta tradizione letteraria , e non solo musicale, al nostro caro Bloom o al suo antagonista, dipende dall’angolatura con la quale si osserva la vicenda; Leopold, uomo tradito- traditore al tempo stesso Don Giovanni e Masetto. Ci si perde, vedete: parlarne e indagarne un aspetto specifico, porta, a spirale, a coinvolgere l’insieme. Altra particolarità di questo simil labirinto è invece la linearità dei personaggi, dei loro percorsi materiali nel tessuto urbano, una perfetta geometria, non conosco i luoghi, ma a me hanno richiamato una fitta rete di assi perpendicolari l‘uno all’altro, in un tessuto viario che richiama i personaggi, li accoglie e li fa vivere. È il romanzo della presa diretta, della rappresentazione del pensiero e insieme della materialità più bieca del corpo, rappresentato anch’esso e in tutte le sue funzioni. È inverosimile ridurlo, questo non romanzo, al flusso di coscienza, credetemi è molto più presente nella scrittura della Woolf che in queste pagine, certo che quando lo incontri ti lascia senza respiro, ma è penalizzante farlo rispetto alle geniali battute e alle altrettanto vivide didascalie del testo teatrale contenuto nella sezione quindicesima , prima che si apra la terza parte dell’opera o alla musicalità che sprigionano le onomatopee all’inizio dell’undicesima sezione, quasi a richiamare “La pioggia nel pineto” di dannunziana memoria, anteriore tra l’altro alla composizione di quest’opera. È inoltre, a mio avviso, anche la parte di un tutto che pare evolversi e che è bene conoscere; certo sarebbe opportuno, visti i richiami intertestuali leggere prima nell’ordine” Gente di Dublino” e “Dedalus” proseguendo, superato “Ulisse”, con l’illeggibile “Finnegans Wake”; mi rammarico di non aver letto prima la raccolta di racconti mentre la conoscenza di “Dedalus” mi ha supportata meglio. Eh sì, perché questo è un libro che necessita di supporto, ne era ben consapevole il suo autore tanto da fornire i necessari strumenti dell’esegesi approdati negli schemi Linati e Gorman. Insomma non si è lasciati soli e nonostante la fatica accompagni alcuni passaggi è indubbiamente un’opera magnetica. Personalmente l’ho letta con viva curiosità, senza pretese di completezza, focalizzandomi sugli aspetti che meglio mi parlavano: la storia di Irlanda, il Don Giovanni e l’inguaribile Bloom, l’imperfezione fatta persona e la snervante attesa dell’assenza più sentita, quella di Molly. Buona lettura e lo sarà sicuramente.
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Gente di Dublino
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