Dettagli Recensione
Un bellissimo Condrad
Questo è il terzo libro di Conrad che leggo. Dopo "Cuore di tenebra" e "Il caso", "La linea d'ombra" è senza ombra di dubbio il mio preferito. Complice sicuramente il protagonista e la tematica: un giovane che sorpassa la sua linea l'ombra, bellissima metafora del passaggio di un uomo da adolescente a giovane adulto, attraverso una prova che il destino gli riserva. Quindi domina lo spirito battagliero ed entusiasta del nostro personaggio che sorretto da una forza provvidenziale riesce a sconfiggere le avversità portando la sua missione a buon fine. Un libro in cui il male viene sconfitto e che risulta necessario al cambiamento interiore del giovane capitano, è un male che avvia alla maturità e non ne definisce la fine, come nel cupo "Cuore di tenebra". Con un incipit che rapisce letteralmente, Conrad non ha mai cambiato velocità in questo breve romanzo, o forse è più corretto chiamarlo racconto lungo, il lettore viene completamente assorbito in questo mondo fatto di speranze, spirito di avventura, giovinezza, una lieve dose di mistero - che altro non è se non "il caso" con cui il destino mescola le carte e lui, il mare!, protagonista assoluto nei romanzi di Conrad. La prosa è di una raffinatezza assoluta: piena di profondità e di meravigliose descrizioni marine - notevole a questo riguardo la descrizione del temporale notturno in alto mare, l'acqua che diventa tenebra e viceversa.
"c'è qualcosa di commuovente in una nave che arriva in porto dal mare e ripiega le sue bianchi ali per riposare."
La lettura mi ha evocato molto "Moby Dick" non solo per le spettacolari immagini ma anche per la descrizione della vita di un marinaio, per l'amore che lo lega al mare e su come tutto sembri senza significato sulla terra ferma, spoglio di ogni grandezza. Le accomuna anche l'ossessione verso qualcosa di misterioso e la volontà di sconfiggerlo. Per quanto riguarda invece la malattia e la grinta imprevista che un evento nefasto porta con sé in modo quasi inspiegabile e come una risposta all'istinto di sopravvivenza, mi ha ricordato "La montagna incantata" di Mann, tutti e tre grandi capolavori dei primi del novecento.
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Bel commento, oltretutto.
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