Dettagli Recensione
L’arte per l’arte
Ho approcciato e abbandonato l’Ulisse ventenne, sempre riposto in un luogo visibile, a memento. Oggi a distanza di quasi 30 anni leggendo nell’autobuografia di Peggy Guggenheim l’ adorazione con la quale Samuel Beckett lo venerava, tanto da ridursi a fargli da quasi segretario, il brulichio di intelletto e arte del periodo surrealista, il costante richiamo a Froid, mi sono riavvicinata con rispetto e timore riverenziale a un mito più che a uno scrittore. Centinaia di libri sono stati scritti sull’Ulisse, sicuramente critiche eccelse. Certo è che l’uomo capace di variare stile letterario ad ogni episodio e farlo proprio tanto da cambiare quasi il suo modo di creare il pensiero per me va oltre il genio letterario. Una base possente di cultura, ma anche un profondo sentire con un registro maschile e femminile. L’episodio Circe è surrealismo puro, leggerlo è guardare un quadro di Dalì. L’episodio Penelope è Penelope, è profondamente donna. Adoro leggere ma leggere Joyce è la sublimazione del leggere. Immersi nella sua mente si rimane incantati e neanche la diffusa complessità di alcuni episodi riesce a far riacquistare nel lettore un minimo distacco. Joyce non si legge in lui ci si immerge e la storia diventa secondaria, l’azione quasi scompare, lui scrive dipinge psicoanalizza suona e canta. È l’apoteosi dell’arte per l’arte. Metto 5 stelle ma sappiate che per me non ha paragoni.
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |