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Bartleby lo scrivano
 
Bartleby lo scrivano 2020-04-20 08:43:30 Valerio91
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    20 Aprile, 2020
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Bartleby lo straniero

Seppur ambientato nella Wall Street astro nascente della finanza mondiale, il racconto pare un ibrido di atmosfere Dickensiane e kafkiane, che contribuiscono enormemente al senso di straniamento di cui queste pagine sono pregne.
Nell'edizione Feltrinelli che ho acquistato, un buon terzo delle pagine è occupato dalle interpretazioni che i critici, nel corso degli anni, hanno dato di questo racconto. La sua peculiarità, infatti, sta nell'inafferrabilità di ciò che ci viene raccontato e soprattutto in quella del suo protagonista, Bartleby, il cui assurdo comporta­mento è il motore che spinge il lettore ad andare avanti d'un fiato, ma che ha anche infuocato gli animi degli intellettuali che a quel "avrei preferenza di no" hanno provato a dare tutte le spiegazioni possibili.
Il lettore spera che il dipanarsi degli eventi possa fornirgli una spiegazione, magari celata nel background di Bartleby, ma proprio alla fine del racconto gli verrà esplicitamente detto che lo stesso narratore non ne sa nulla, e forse neanche lo stesso Melville si è mai sognato d'immaginarne qualcosa. L'unica informazione che ci è data sapere riguarda un precedente impiego di Bartleby in un ufficio di lettere smarrite, probabilmente indirizzate a persone decedute che non hanno avuto modo di riceverle; contenenti magari un anello, o una banconota inviata con la più sollecita carità. “Inviate per le occorrenze della vita, queste lettere vengono alla morte”, ci dice Melville: un mestiere dunque distruttivo per uomini propensi "al pallido pensiero dell'irreparabile", alla cui schiera il narratore finisce per collocare l'insondabile Bartleby. A nessuna conclusione certa, tuttavia, si è potuto giungere sulla sua natura.
Qualcosa di quest’opera mi ha fatto venire in mente (e a quanto pare anche a qualche critico) Camus e il suo Straniero: un uomo totalmente indifferente al mondo e a quel che nell'immaginario collettivo è considerato importante. In Bartleby ho notato la stessa passività e inerzia, che tuttavia non è segnata da un’incapacità di invertirne la tendenza come per Meursault, bensì un netto seppur pacato rifiuto, espresso nella ripetizione ossessiva della frase "avrei preferenza di no", applicata praticamente al 99% delle questioni umane all'inizio, al 100% alla fine. Vita compresa. Ma a cosa è dovuto questo rifiuto? Il lettore ci si arrovella, ma per lui come per tutti è impossibile arrivare a una conclusione certa.

“Il vincolo della comune umanità mi trascinava ora irresistibilmente verso una cupa tristezza. Una malinconia fraterna! Giacché sia io che Bartleby eravamo figli d’Adamo. Mi sovvenni delle sete lucide e dei volti smaglianti ch’avevo visto quel dì, in abiti festivi, naviganti come cigni in quel Mississippi che è Broadway; e li confrontai col pallido copista, e dissi a me stesso: Ah, la felicità corteggia la luce, perciò noi crediamo allegro il mondo; ma la miseria si nasconde da lungi, perciò crediamo non esista miseria.”

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Commenti

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Non me lo ricordo benissimo, segno inconfutabile che il libro non mi ha particolarmente colpita. Sicuramente mi aspettavo di più, me lo ricordo abbastanza passivo il personaggio e senza una indagine più profonda da parte del narratore.
E' sempre interessante leggerti, Valerio. Io con questo celebre autore sono rimasto a "Moby Dick".
Non l ho letto! Sono ferma ancora a Moby Dick...quel romanzo l'avro letto dieci volte solo in adolescenza! A proposito ti sei procurato l'edizione Adelphi tradotta da Pavese? Mooolto interessante, un pò voluminoso vista pure la prefazione, ma di gran pregio.
Ciao Valerio, recensione interessante, come sempre. Non ho mai letto "Bartleby", ma conosco il personaggio, che negli anni ha affascinato moltissima gente, tra cui Enrique Vila-Matas, che ha scritto "Bartleby e compagnia", un libro - che ti consiglio - in cui si indaga su quella che l'autore chiama "sindrome di Bartleby", ossia "la pulsione negativa o l'attrazione per il nulla che fa sì che certi creatori, pur avendo una coscienza letteraria molto esigente (o forse proprio per questo), finiscano per non scrivere nulla; oppure scrivano uno o due libri e poi rinunciano alla scrittura": ce ne sono assai più di quelli che uno riesca a immaginare!
Vale, bravissimo. Letto lo scorso anno, mi rivedo nelle tue parole :)
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Valerio91
20 Aprile, 2020
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Ciao Ioana,
io devo ammettere che mi hanno aiutato e interessato molto le considerazioni fatte dai critici nel corso degli anni, che oltretutto dicono cose anche molto contrastanti tra loro, anche nei semplici giudizi sul gradimento. Il personaggio è sicuramente passivo, ma è ovviamente una cosa voluta e che a mio parere va interpretata. Sono piuttosto certo che questa mancanza d'indagine sia una scelta precisa di Melville: Bartleby è l'incarnazione di un concetto. Non è ovviamente qualcosa che si possa afferrare con la semplice lettura... occorre uno studio. Prefazione e giudizi critici aiutano in questo senso.
Per quanto riguarda il racconto in sé, io l'ho divorato perché volevo assolutamente conoscere i motivi dei comportamenti di Bartleby... il fatto che non sia stato accontentato, assurdo ma vero, non mi ha tuttavia deluso. È difficile da spiegare, ma penso che mi sia piaciuto proprio per questo.
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Valerio91
20 Aprile, 2020
Ultimo aggiornamento:
20 Aprile, 2020
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Ciao Emilio,
grazie.
Ti consiglio di leggere anche questo, perché a me è piaciuto molto. Come dicevo prima, tuttavia, procurati un'edizione che abbia anche un approfondimento critico e quantomeno una prefazione o postfazione: ti aiuterà ad apprezzarlo.
Moby Dick un capolavoro, soprattutto nelle parti che non si concentrano sulla baleneria.
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Valerio91
20 Aprile, 2020
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Ciao Marianna,
cavolo, da adolescente eri una temeraria! Pur avendo amato la scrittura e le parti in cui non si soffermava troppo sulla baleneria, devo ammettere che "Moby Dick" non è stato una lettura semplice.
Ho adocchiato l'edizione di cui parli, e mi attira molto. L'edizione che ho io è la Feltrinelli tradotta da Ceni... cavolo, però Pavese... mi sa che la metto in wishlist :)
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Valerio91
20 Aprile, 2020
Ultimo aggiornamento:
20 Aprile, 2020
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Ciao Giulio,
ti consiglio di leggerlo, anche perché leggere una tua recensione su un romanzo del genere credo sarebbe molto interessante. Bartleby è effettivamente un personaggio affascinante e non mi stupisce abbia ispirato altre opere letterarie. Nel frattempo mi segno quella che hai citato.
Interessante anche questa sindrome... approfondirò. Mi fa pensare parecchio, sul serio!
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Valerio91
20 Aprile, 2020
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Ciao Maria,
grazie. Vabbè lo sai, ci troviamo spesso d'accordo :)
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