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il ridicolo senza riso
ANTICIPAZIONE TRAMA
Non il sogno, non la coscienza, non il caso fortuito sono le cause che determinano il cambio di rotta di un uomo privo di nome, di un “uomo ridicolo”. Tutto quello che apprendiamo inizialmente dal personaggio di questo racconto quasi fiabesco è la sua ridicolaggine, la fredda inettitudine e la reclusione a cui si è auto- rassegnato cinicamente. È un uomo ridicolo e indifferente. “D’un tratto sentii che mi sarebbe stato indifferente che esistesse il mondo o che non ci fosse nulla in nessun posto. Io presi a sentire ed avvertire con tutto il mio essere che in mio dominio non c’era nulla.”
È un’indifferenza fatale quella del nostro uomo ridicolo, che lo spinge a ritenere il suicidio come l’ extrema ratio e come fuga definitiva dal nulla e dall'ineluttabilità dell’indifferenza del mondo. Ma tutto d’un tratto l’indifferenza viene percossa e salvata dal dolore; il dolore è l’unico capace di riesumare dal sonno dell’indifferenza. Nel mondo visionario e onirico di Dostoevskij, ci viene raccontata la vita di un’umanità perduta, senza macchia, senza vergogna e inconsapevole della bellezza della menzogna umana. Dopo l’arrivo dell’uomo ridicolo le anime caste vengono pervertite dall'indifferenza dell’uomo. Un’indifferenza che genera menzogna, che a sua volta genera crudeltà.
Quando L’uomo ridicolo si sveglia, di fronte al cambio di paradigma, da un mondo integro e inviolato, allo stesso a cui egli era abituato, rinuncia al suicidio e si eleva a rivelatore della verità.
Dostoevskij ha una scrittura magnetica, il tormento che affligge il personaggio è il tormento collettivo; la scienza, l’università, la cultura, il bisogno di cultura, di lettura, di apprensione, ad un tratto diventa indifferente e, quasi soporifero. Ecco dunque che l'autore sembra domandarci come ci si salva da quest’indifferenza, anticipandone la risposta. è un racconto reazionario e volutamente saggio, a tratti evangelico.