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Un pessimista, deificatore della natura
Forse la definizione migliore per questo ambiguo e per certi versi scrittore l'ho letta su un saggio a lui dedicato che pontificava: un ateo, un antireligioso, materialista, deificatore della natura, da parte di Emilio Servadio.
E' la prima volta che mi imbatto in questa parola "deificatore" della natura.
E' molto bella, illuminante per certi versi.
Soprattutto se rapportata appunto a queste "Opere" del Marchese de Sade, dove spicca in particolare la "Filosofia del Boudoir".
Non sono facilmente reperibili, le sue opere e leggendole si può avere una intuizione del perchè.
Come espresso nella recensione su Justine, più che colpirmi le varie perversioni e fantasie sessuali descritte dall'autore, in queste opere affascina e disturba la filosofia che vi è nei discorsi fra i vari libertini.
Dal suo nome, ho scoperto, deriva la parola "sadismo" e difatti negli scritti spesso si ricorre a questa praticati per favorite il piacere o (come meglio dice l'autore "l'estasi") fra i personaggi che si sollazzano in orgie di ogni tipo.
Per lo scrittore, non vi sono regole da rispettare se non quelle dell'istinto e se una persona deve appagare i propri desideri, non vi devono essere leggi che ne frenino la lussuria.
Essendo egli, appunto un pessimista, afferma che ogni singolo individuo è completamente inutile, sennò dannoso per la natura stessa e per questo se egli vive o meno non cambia nulla del corso degli eventi.
Portando allo stremo il suo pensiero, afferma che se tutta l'umanità sparisse in un giorno, per la Natura non cambierebbe assolutamente nulla, ma anzi si rinnoverebbe e prospererebbe anche meglio.
Per lui la stessa forma umana è dannosa per l'ordine naturale e l'appellarsi a un Dio o credere in una qualunque forma di divinità è una debolezza che viene inculcata nelle masse, dal potere religioso che deve perpetuarsi e sopravvivere nell'ozio facendo leva sulle paure dei più.
Va da se, che attraverso siffatti pensieri egli possa essere visto come un "nichilista" un ateo un libertino senza scrupoli.
Esprimere certi concetti è già forte di suo nella nostra epoca, figurarsi se rapportato al 1700 in cui egli visse. Difatti fu internato varie volte e i suoi scritti furono messi quasi al rogo e durante la prigionia egli scrisse la maggior parte delle sue opere.
Mi viene in mente una frase che ho sentito tempo fa: "la Natura è indifferente ai drammi dell'uomo".
Questo moto continuo, questo fluire del tempo, il tutto in divenire, l'impossibilità di recuperare il passato, di vedere il futuro. Dalla morte si genera una nuova vita. Tutto è mutevole, nulla rimane.
Quindi alla base di tutto vi è il Tempo e la Natura, come elementi completamente al di fuori del controllo dell'uomo che non è altro che un granello di polvere nell'immensità del creato.
Omnia fert aetas (Virgilio) -il tempo porta via tutte le cose-
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Juliette